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Voci di Guerra

Il Guanto e la Spada

[FG: in tutte le taverne e le corti di Elavia giungono rapidamente voci sui fatti di Tergetz.]

 

“Hai sentito cosa è successo a Tergetz?”

“Quando?” 

“Appena ieri. E’ incredibile! Io sono senza parole.”

“Ma di cosa stai parlando?”

“Sembra che il nuovo Diarca, Lisandro Thanatos, abbia giustiziato in pubblica Piazza il Patriarca di Vornat, Orlando de Simeone e un Alto Prelato che si credeva morto… un certo Orodi… Odri… Odorico. Si, Odorico.”

“Giustiziato? E perchè?”

“Pare che a Tergetz si stia preparando la più grossa guerra degli ultimi mille anni.”

“Contro chi? Vogliono espandersi ancora, dopo Gravia?” 

“Ma no! Guerra civile! Lisandro ha praticamente distrutto una delle cinque Casate, quella del fu Diarca Alexander Liòndari. Praticamente non esiste più. Ha bandito dal Regno personalità importanti e ha giustiziato le due massime cariche del Regno, oltre i Capifamiglia.”

“Una guerra civile alle porte di Elavia? E’ praticamente qui dietro. Questa cosa è… terrificante.”

“Capisci? Orlando! Non credo ci fosse un uomo più integerrimo di lui, ed è stato ammazzato come un cane. Non riesco a crederci. In città ne parlano tutti.” 

“Ma non capisco. Perchè lo avrebbe fatto?”

“Si dice che dentro Tergetz si stia creando una ribellione popolare guidata dai membri della Lacrima di Sangue. Ecco… a quanto pare Orlando ha sostenuto i ribelli contro il governo ed è stato accusato di alto tradimento, insubordinazione e sedizione.”

“Non posso crederci… e Lisandro cosa vuole secondo te?” 

“Non lo so Aurelio, forse per il potere? Sedersi sul trono di Tergetz ti garantisce il comando degli eserciti più pericolosi di Elempos. Hai presente quanto sia addestrato un qualunque soldato dei loro? Potrebbero ammazzarti con questo tagliaburro, se volessero.”

“E se la loro guerra dovesse espandersi oltre i confini? Credi che ci arruoleranno?”

“Non so cosa accadrà, ma so che non ho alcuna intenzione di farmi trafiggere da una lancia Tergeste.”

“Speriamo che questa cosa non esploda. Non voglio morire.”

“Neanche io.”