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Il Crepuscolo di Tergetz

Nel crepuscolo della sua era, mentre le ombre dell'oscurità si allungano minacciose, la città inespugnabile di Tergetz si erge solitaria nella penisola Elaviana. Governata con mano di ferro da Lisandro Tanathos, il Diarca Nero, Tergetz prospera nel suo ferreo isolamento, ignorando i richiami e le vicissitudini del mondo esterno. Ma i venti del destino soffiano con furia, portando con sé il sibilo della ribellione, il sangue della guerra e il richiamo alla giustizia. 

Nei giorni seguenti al ritorno dalla guerra sul suolo di Panon, gli eserciti della Repubblica Elaviana, del Regno del Grifone e dell'Illuminata Egemonia di Byzantis si radunano, uniti nell'intento di abbattere il Regno di Tergetz e liberare le terre sottomesse all'ombra del suo dominio.

Nel cuore della notte, quando le stelle stesse sembrano piangere per la tragedia imminente, gli eserciti congiunti avanzano silenziosamente verso le imponenti mura fortificate, guidati dalla speranza di un futuro senza catene. I loro passi sono leggeri, ma il peso della loro determinazione è come un tuono lontano, annunciando la tempesta imminente.

A Tergetz, i Ribelli chiamati “della Lacrima di Sangue”, si uniscono agli eserciti dell'Egemonia, della Repubblica e del Grifone, tradendo il loro Diarca oppressore e spalancando i portoni di ferro che fungono da accessi alla Capitale. Come quest'azione sia stata compiuta non è chiaro, ma sembra che un gruppo di infiltrati provenienti da fuori le mura, siano riusciti ad eludere le difese della città della Guerra e aprire i portoni a pochi istanti dal sopraggiungere degli eserciti liberatori.

 

La città si prepara alla resa dei conti.

 

Il cielo si tinge di rosso mentre gli eserciti congiunti assediano le mura di Tergetz: gli arcieri dell'Illuminata Egemonia di Byzantis lanciano frecce scintillanti come stelle cadenti, contrastate dalle formazioni di scudi del Regno del Grifone. Le strade di Tergetz diventano il teatro di una danza mortale, con l'acciaio dei soldati della Repubblica Elaviana che sibilano nell'aria mentre il suolo si intinge del sangue dei caduti.

Il Monastero Rosso, ex sede della decaduta casata Liòndari e tempio del Dio Vornat, è in rovina e avvolto dalle fiamme, mentre le truppe Tergesti sotto il controllo di Lisandro resistono con feroce determinazione. Nel fragore della battaglia, il Monastero Nero, luogo di addestramento per i giovani soldati, diventa una roccaforte disperata, teatro di furiosi assalti e resistenze accanite da parte degli eserciti delle Casate Fidhi, Aetos e Tavros. Tra loro vi sono anche i soldati Liòndari che hanno trovato un nuovo comando sotto la guida del Capofamiglia Tavros. Unite con un solo scopo, le tre Casate e i quattro eserciti danno sfoggio dell'incredibile preparazione e dell'assoluta fermezza di intenzioni che li vuole vedere vincitori sulla Casata al Comando.

Lisandro Tanathos, il Diarca Nero, resiste con feroce disperazione tra le vie strette della sua città, mentre il fuoco lambisce le mura delle case, imbracciando uno scudo capace di pietrificare i nemici in arrivo. Ogni passo è una lotta, ogni angolo delle strade è intriso di paura e morte. Ma la sua resistenza è vana. 

Quando la sorte finale di Tergetz e della Casata Tanathos è ormai sul filo del rasoio, con un’ultima violenta azione i soldati al suo comando gli permettono una ritirata tra le vie della città, verso ad est.

I soldati Tergesti al comando di Lisandro, catturati e trascinati in pubblica piazza sul palco della loro umiliazione, davanti ai Capifamiglia di Tergetz Fidhi, Aetos e Tavros, affiancati dagli Efori delle rispettive Casate e ognuno indossando o brandendo uno dei cinque Artefatti del Regno, assistono inermi alla decisione del proprio destino. 

Sul palco, in mezzo alla folla muta, i soldati sono inchiodati alla loro fine. Le loro catene tintinnano come un macabro canto funebre. Il silenzio precede la tempesta, mentre il popolo in rivolta guarda la caduta del Regno millenario. 

 

La Regina di Gravia sale a sua volta sul palco, con la città in fiamme alle spalle, uno sguardo solenne e compassato fisso sui soldati ormai piegati. Le sue parole risuonano come una promessa solenne ed eterna al popolo di Tergetz e a tutti le genti giunte sul campo di battaglia:

 

"Popolo di Tergetz, figli della guerra e della rinascita,

Oggi, al cospetto di queste mura che hanno visto il peso dell'oppressione e il bagliore della liberazione, ci ergiamo vittoriosi. Abbiamo sconfitto le tenebre che si annidavano nel cuore di questa città e tra le strade di Gravia, e riportato la speranza nelle vie antiche di Tergetz. I vostri occhi, stanchi ma fieri, testimoniano la forza del popolo unito, della volontà inarrestabile che scorre nelle vene di coloro che amano la libertà. Il sangue di Jaboth ha macchiato queste terre e benedetto questa guerra.

In questa ora solenne, vediamo le rovine del passato sotto il crepuscolo della tirannia. Ma non abbiate timore! Poiché da queste macerie, sorgerà una nuova alba. Non più governati dall'ombra della paura, ma illuminati dalla luce della libertà, costruiremo insieme un futuro dove ogni passo sarà un'opportunità di crescita, ogni parola sarà un canto di unità.

I vostri coraggiosi figli, i Ribelli della Lacrima di Sangue, uniti nella forza e negli intenti agli eserciti della Repubblica Elaviana, del Regno del Grifone e dell'Illuminata Egemonia di Byzantis, si sono alzati contro il giogo dell'oppressione. Hanno combattuto con furore, con il cuore carico di una speranza che non poteva essere soffocata. Oggi giuriamo di onorare il loro sacrificio, di custodire il ricordo di coloro che hanno dato la vita affinché noi potessimo camminare liberi in queste strade una volta morenti.

Tergetz, la città eterna, e Gravia, lo Stato a cui va il mio cuore, sono ora libere dalle catene della tirannia. I suoi abitanti possono finalmente respirare l'aria dell'indipendenza, sentire il battito del cuore della libertà che risuona attraverso le vie antiche e maestose. Questa vittoria non è solo la nostra, è la vittoria di ogni spirito che ha osato sognare un mondo senza oppressione, un mondo dove ogni cittadino è un custode della giustizia e della fratellanza.

Ricordate, oh popoli, che la forza della vostra determinazione ha infranto le catene e liberato queste città dal dominio di un tiranno. Ora innalzate i vostri occhi al futuro, abbracciate la promessa di un domani più luminoso, e camminate insieme, come uno spirito indomito, verso una nuova alba di libertà e prosperità, verso un futuro di unità!

Che questa vittoria sia incisa nella storia come il trionfo dell'unità, della speranza e della resistenza! 

Avanti, popolo di Tergetz!

Avanti, popolo di Gravia!

Avanti popolo di Elavia!

Avanti, verso il domani radiante che ci attende!"

 

E così, in quelli che passeranno alla storia come i Due giorni di Tergetz, tra le rovine della battaglia e il crepuscolo del Diarca Nero, il destino del Regno si compie. La guerra sanguinaria lascia dietro di sé un paesaggio devastato e in fiamme, le strade ora silenziose raccontano la storia di un popolo che ha sofferto e lottato per la sua libertà, mentre da ogni dove si alza il Canto della Rivolta. Dapprima intonato a mezza voce, mentre la Regina di Gravia alza la sua voce al centro della Piazza del Duelli, poi urlato come il rombo di un fragoroso ed ininterrotto tuono.

 

"Da tutto il nostro Regno, dai monti e dalla costa,

vogliamo darla noi… ascolta la risposta,

con questa gemma rossa sul volto si dipinta,

la Casa dei Corvini cadrà e verrà sconfitta 

Rit: Lacrima oh Lacrima, Lacrima oh Lacrima.

È tempo di cambiare di dimostrare che,

c'è un popolo in rivolta che porta dentro sé,

la forza ed il coraggio di chi tanti anni fa,

decise di fondare la nostra civiltà.

Rit: Lacrima oh Lacrima, Lacrima oh Lacrima.

A questa nostra terra torniamo quell'amore,

che è inutile tenere rinchiuso dentro il cuore,

sarà una grande impresa per chi vuole cambiare,

ed è stanco di vedere la Terra sua bruciare!

Rit: Lacrima oh Lacrima, Lacrima oh Lacrima."

 

Ma, in mezzo alle macerie e al fuoco, sorge il rispetto solenne per coloro che hanno sacrificato tutto per il bene comune. Con la conta dei morti, che sono centinaia per ogni schieramento, il corpo di Lisandro non si trova e con lui anche l’Artefatto Sacro dell’Eroe Atlassiano risulta scomparso, lo Scudo di Tergetz.

Alcuni tra gli eserciti della Repubblica Elaviana, del Regno del Grifone e dell'Illuminata Egemonia di Byzantis, con le loro bandiere sventolanti nell'alba di sangue, si ritirano dalla città liberata, portando con sé il racconto epico di una vittoria conquistata attraverso la forza dell'unità e della determinazione, nonostante la fuga del Diarca Nero tra le fiamme della città in rovina.

La penisola Elaviana respira finalmente libera, poiché le ombre dell'oscurità sono state dissolte dalla luce della speranza.

 

La millenaria storia di Tergetz è giunta al termine.

 

E mentre il Regno brucia, lingue di fuoco e fumo nero coprono la luce del sole sul cielo una volta terso.