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La Paura Dilaga

L'Origine dei Mali

Tra le strade di Kalosmys.

 

“Olga ha perso la voce.”

“In che senso, scusa?” 

“Nel senso che non riesce più a parlare, come se qualcosa l’avesse colpita alla gola.”

“Ah, Ernesto… non c’è una cura?” 

“Non c’è! E’ lei la guaritrice, e senza la sua voce non è in grado di operare le guarigioni che ci permettono di far entrare quei due spiccioli in casa. Credo che sia dovuto a quei suoni acuti di ieri sera, hai presente? Ti teneva la mano sulla bocca, come se le facessero male i denti a sentirli.”

“Ho presente, certo! Chi non li ha sentiti?”

“Tanti, infatti. La sua più cara amica, anche lei guaritrice, dice che stamattina sono decine le persone nella stessa situazione.”

“E’ assurdo. Ma cosa succede? Ci sarà pure un mo…”

“Un che?”

“Un m…”

“Claudio? Che hai?”

“...”

“Oddio.”

 

 

In alcune taverne del Tacco di Elavia.

 

“E’ successo il caos a Feroggia, stamattina.”

“Cosimo, parli di quel pazzo che gridava nella piazza del mercato? Ho sentito qualcosa.”

“Si, si! Lui. Ma Aurelio, c’era qualcosa di più secondo me… quel poveretto era sano fino a ieri, il miglior viticoltore della zona. Una persona rispettabilissima, con famiglia e sani principi.”

“Ah ma quindi lo conoscevi?”

“Certo, il buon Bandana, come lo chiamavano tutti dopo l’incidente da ragazzino. Fidati se ti dico che ieri era sanissimo.”

“E cosa è successo in una notte?”

“Nessuno lo sa. Quando stamattina è apparso al mercato, ha iniziato a gridare che qualcuno gli aveva rubato il lavoro. Che… che i suoi vigneti erano spariti. Anzi, che qualcuno li aveva portati via.”

“I suoi vigneti?” 

“Si, nove ettari di terreno. Nove, capisci? Puf, spariti! E con quel coltello nelle mani, andava blaterando che doveva recuperare ogni singolo chicco di uva.”

“Ma cosa diamine gli è successo?”

“Non ne ho idea. Ma ricordo bene che continuava a dire che dovevamo ridargli i suoi dieci milioni e qualcosa di chicchi. Una scena da pazzi. Lo hanno portato via”

“Da pazzi davvero.”

“E poco dopo il vasaio ha iniziato una scena simile, sostenendo che le sue mani perfettamente sane fossero diventate di argilla. Che non le riconosceva più.”

“Un secondo, questa non la sapevo. Prendo una birra e mi spieghi.”

 

 

In alcuni paesi della Ferenzia, presso un focolare domestico.

 

“Chiudi le finestre e tira le tende, Jerome. Presto!”

“Si si, lo sto facendo. Aspetta, la tenda è incastrata!”

“Sbrigati!”

“Fatto, fatto. Calma ora, siediti.”

“Calma? Come fai a dirmi di stare calma? Hai visto cosa sta succedendo fuori?”

“Si Louise, ho visto…”

“E allora non dirmi di stare buona, per Raleos!”

“Ho paura anche io.”

“Lo so amore, scusami. Sono solo spaventata per il bambino.”

“E’ in camera che dorme, tranquilla. Il camino è acceso e ho messo candele in tutte le stanze. Il buio non arriverà qui.”

“Ma è fuori… lo vedi? Oddio, quelle ombre cosa sono?” 

“Quali?” 

 

“Mamma?”

“Am… amore, cosa ci fai in piedi? Torna a let…”

“Louise, ferma!” 

“Cosa?”

“Guarda i suoi occhi…” 

“Mamma, andiamo fuori a giocare!”

“Olivier, non possiamo. Dobbiamo stare dove c’è la luce.”

“Louise?” 

“Lo so, lo so. Aspetta! Dobbiamo solo portarlo vicino alla luce del camino.”

“Voglio andare a giocare fuori! Ora!” 

“No, fermo! Jerome, non fargli aprire la porta!”

“Oliv, aspett…”