[nella mattinata una lettera compare affissa in varie piazze di Mor e sulle facciate di Senato ed Consiglio dei Pari]
Prima lettera pubblica di Evandrio di Kartz Agli Elaviani.
Dopo tante notti passate a dubitare scrivo questa parole perché non ho risposte, ma è giusto che in Elavia cominciamo almeno a porci assieme le domande giuste.
Continuo a chiedermi da dove provenga la brama di guerra che sembra alle porte.
È possibile che cio che stiamo combattendo sia qualcosa che abbiamo ignorato per troppo tempo?
In Areldar mi sono inginocchiato ai fedeli della fiamma, ho pianto di fronte a madri a cui hanno tolto i figli e ad anziani affamati dalla avidità di chi li governa,
sono loro gli ultimi.
E cosa prentendiamo da loro?
I mezzelfi in Areldar
Le rivolte in Arborea
E la rabbia dei Votzimi schiavizzati nel Volgand.
Da quale cattedra giudichiamo il risultato
di una vita di umiliazioni.
Come ignoriamo che la sofferenza dei popoli dimenticati è un’arma se viene lasciata nelle mani di chi non ha scrupoli.
Davvero siamo assediati da una religione che si espande? È la fiamma a dominare i cuori? O è il vento della nostra negligenza che alimenta questo incendio?
Come fermiamo ciò che è stato costruito con il nostro complice silenzio?