Rapporto dal capitano della guardia di Val Canal,
"Il numero di estranei si fa man mano più alto nella valle: al momento non sembrano esserci stati grossi problemi però.
Alcuni hanno trovato alloggio in alcune delle locande della valle: i locandieri non avevano mai visto tanti soldi fluire da un bel po’ io credo! Altri ancora si sono offerti per lavorare nei campi in cambio di giacigli di fortuna nelle stalle: il freddo dell’inverno è ormai lontano e molti di loro sono abituati a climi ben più rigidi e vite ancor più dure, glielo si legge negli occhi e lo hanno inciso sulle mani callose.
La convivenza è pacifica ad un primo sguardo: alcuni estranei hanno fatto subito amicizia con alcuni dei paesani ed il clima è molto disteso.
Alcune cose però non comprendo: alcuni rapporti sono diventati molto più stretti di quanto non si veda in superfice, c’è una sorta di intesa, di fratellanza, mi spingerei a dire se non conoscessi le persone che abitano la valle.
Ma li conosco davvero? Che i Nove mi fulminino! Sono cresciuto con questa gente, qualcosa non mi torna.
Oltre a questo, stabilire un numero preciso degli accampati è divenuto impossibile, perché pare che diversi di loro siano scomparsi: non siamo abbastanza per controllare ogni boschetto ed ogni caverna nei dintorni. Ora poi è impossibile: il via vai di persone ha agitato la natura nei dintorni. Si sentono di nuovo gli ululati e qualcuno dice che fra gli alberi è tornato ad avvicinarsi ben di peggio dei lupi.
Anche alcune dinamiche nella valle sono cambiate: sempre più spesso ci giunge voce di falò e ritrovi serali nei cortili di alcuni casali. Pare che, di fronte al fuoco, estranei e compaesani si ritorvino a tarda sera a fare non si sa bene cosa.
Ho mandato alcuni dei miei uomini a controllare, ma mi dicono che è tutto nella norma, niente di cui allarmarsi.
Forse sarò paranoico io, devo solo rilassarmi: sono solo stranieri che cercano un futuro migliore.
Cosa mai potrà accadere?”