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La fuga

Anime d'Acciaio

 

È mattina nel quasi Ducato di Rocciapiè.


Mentre i preparativi dei festeggiamenti per l'unione con Elavia si apprestano a concludersi, anche il boia, nascosto dietro l'anonimo cappuccio nero, prepara la sua ascia.


Non vuole sbavature, non vuole imperfezioni nel suo lavoro. La controlla con la perizia di un fabbro che ha appena finito di forgiare la sua lama.


Tanto più oggi, non devono esserci intoppi. Oggi deve uccidere Ingvar Kommen.


Fa un cenno alle guardie, e queste si dirigono verso le celle. Devono portare Kommen al cospetto del nuovo Duca e di quanti assisteranno alla pena, ma prima gli sarà concesso di scrivere le sue memorie, se vorrà.

Un anziano nano, uno scriba, viene chiamato appositamente.


Le guardie arrivano alla cella, aprendone con fatica il pesante e cigolante portone.


Quel che i loro occhi vedono ha dell'insensato:


"È...fuggito?" Azzarda una


"E da dove? Questa è tutta roccia! E metallo! E lo avrebbero sentito in tutta la prigione se avesse aperto una porta!" Ribatte l'altra.


"N...non c'è fusione, né rotture... è letteralmente"


"Sparito. Ingvar Kommen è svanito come uno spettro!"


"C...chi glielo dice al Kha...al Duca adesso?"