Modifica

Adieu Matilde

Subito prima dell'Alba

Provincia Egemone del Volgand, accampamento raleossita, tenda comando

Matilde si sta aggiustando il candido mantello in modo che cada senza impicci sui lucenti spallacci con finemente inciso il simbolo del Gufo quando, fuori dalla tenda, un rumore di passi attira la sua attenzione. Intuito a chi appartenga l'incedere gli si rivolge, ferma ma gentile, come sempre:

"Entra Léon. Non startene lì impalato, sembri un guardone"

Il ragazzo, col volto paonazzo, si affaccia all'ingresso

"Ecco io non...sono venuto solo a portarle...ecco io..." balbetta nervosamente

"Lascia la gemma sul tavolo. E respira. Certo che la reggi bene la tensione eh?"

"Io...s-scusatemi”, dice il ragazzo abbassando lo sguardo
“E' solo che" segue una lunga pausa mentre si dirige verso il grande tavolo al centro e vi poggia una piccola gemma dai riverberi violacei.

"Capitaine, questo piano è una missione suicida. Non ho ancora pensato ad un modo sicuro per riportarvi fuori da lì. Se solo potessi venire con voi..."

Matilde lo interrompe bruscamente:

"Assolutamente no! Te l'ho già spiegato! Se una risorsa come te finisse in mano a quegli esseri il danno sarebbe a dir poco irreparabile!"

Accorgendosi dell’espressione esterrefatta sul volto del giovane, Matilde sospira profondamente, ritrovando la sua caratteristica pacatezza prima di rivolgerglisi ancora:

"Ascoltami bene Léon: tutti noi sappiamo cosa stiamo andando a fare e cosa stiamo rischiando. So che già senti le tue mani sporche del nostro sangue, ma devi capire che qualsiasi cosa ci accadrà là dentro, qualsiasi sarà la sorte a cui andremo incontro, saremo noi ad averla scelta. Noi soltanto.”
Il ragazzo prova a replicare, ma la donna lo interrompre nuovamente
“Tu ci hai solo proposto un'opzione, una brillante opzione, ma siamo stati noi ad accettarla e l’abbiamo fatto conoscendone tutti i rischi"
Léon non riesce più a trattenersi dal ribattere:

"Ma Capitaine, il rito durerà soltanto un'ora: a quel punto sarete costretti a rimanere là dentro. Non vedo nessun altra risoluzione di questo scenario, se non la vostra morte”

"E ce lo hai ripetuto soltanto quattrocento volte, considerando anche questa" accenna una piccola risata, prima di esibire una delle espressioni più serene che Léon abbia mai potuto scorgere in tutta la sua vita.

"Léon, ragazzo mio: nessuno di noi si aspetta di tornare indietro una volta varcate quelle Nebbie. E' per questo che portiamo con noi i cristalli, per questo che ciascuno di essi è stato incantato in modo da tornare nelle mani dell'Ecclesia se ci dovesse succedere qualcosa”

"Beh tecnicamente non si tratta un incantamento, per essere precisi…" ribatte sommessamente Léon, ma subito Matilde lo interrompe:

"Per essere precisi stai per lanciarti in una delle tue complicate ma esaustive spiegazioni, che nessuno di noi capirà e che lascerà molte più facce basite di quante non ce ne fossero all’inizio. È proprio per questa tua capacità di comprendere, per questa tua innata curiosità, che non possiamo permetterci di lasciarti in mano a quelle creature."

Lo sguardo di Léon lascia trasparire un velo di rassegnazione, quando la donna, appoggiandogli la mano sulla spalla, incrocia il suo fiero sguardo con quello del ragazzo

"Non preoccuparti, non è la prima missione suicida che affronto. Non saremo in numero sufficiente per dare battaglia a tutti quegli esseri, ma torneremo con tutte le informazioni che riusciremo a recuperare, magari anche con qualche campione per le tue ricerche. Se qualcuno può farlo, quelli siamo noi, sbaglio forse?"
Matilde posa lo sguardo su un sorriso carico di rassegnazione, quando, data un’ultima e sonora pacca sulla spalla al suo pupillo, si avvia verso l'uscita della tenda, convinta di aver temporaneamente placato le insicurezze del ragazzo.

 

"No Capitaine"il tono di Léon si fa improvvisamente serio "Non mentitemi. Ho visto che spada portate di fianco"

Matilde si accorge solo adesso che il mantello le si è impigliato sulla bandoliera, rivelando una lama con l’elsa a forma di gufo, sulla quale rifulgono di una tenue luce giallastra i due granati che si trovano al posto degli occhi.
La donna si affretta ad aggiustarsi il mantello e a coprire nuovamente la spada.

"Quella è la Vostra spada" rimarca Lèon "Quella di vostro padre, della vostra famiglia. Non una normale spada, ma una lama che incarna i prodigi del Sole: avete speso gran parte dei vostri averi solo per ripristinarne i poteri. Non l’avreste mai portata con voi col rischio di perderla sul campo di battaglia. Voi non intendete tornare Capitaine. Voi volete andare a uccidere Von Aulen"

"Si" la voce di Matilde si fa fredda e distante "E' così. Se non lui, almeno uno dei suoi cosiddetti figli"

"Ma perchè?" la voce di Lèon si tramuta in grida che riecheggiano per il campo " Perchè intendete gettare la vostra vita in questo modo? Con le informazioni recuperate potremmo sviluppare una strategia efficace, un’arma! Non ha senso affrontarlo adesso!"

La donna si volta. L'espressione è seria, decisa

"Questi esseri credono di poter compiere le loro macchinazioni indisturbati. Credono di poter spadroneggiare liberamente in questa creazione pascendosi dell’idea che, anche se ci dovessimo ribellare, non avremo mai la forza di fermarli. Credono che abbiamo paura perché loro sono più potenti"

"E quindi? Il vostro atto cosa gli dimostrerebbe se non che siamo degli sconsiderati?"

"Gli dimostrerebbe che , se questo significa proteggere coloro a cui teniamo, noi non temiamo la fine. Dimostrerebbe che un mortale che non rifiuta la sua condizione o si spaventa dinnanzi ad essa ma che invece la abbraccia è armato della stessa forza che consente al topo di scacciare il gatto quando questo lo chiude in un angolo. Che qualcuno pronto a sacrificare se stesso per il bene di tutti possiede una risolutezza che queste creature non avranno mai. E potrebbero incrociare quel qualcuno in ogni istante. Per questo sono loro, che devono avere paura.”
Sistematasi, Matilde da nuovamente le spalle al giovane mentre si dirige fuori dalla tenda.
“Ho il discorso alle truppe a breve. Mi accompagni?”

Ma Léon, col volto ormai rigato dall lacrime, non riesce ad emettere alcun suono, se non qualche trattenuto singhiozzo.

"Ho capito.” siprende la donna “Aspettami pure qui"


Solo quando Matilde è ormai distante, Lèon riesce a sussurrare solo poche parole, ammirando la sua figura allontanarsi ancora di più


“Adieu ma Capitaine”