Il Sussurro delle Sabbie

Location: Cutrina - Camaldoli Ospitalità

Date: 31/08/2019 - 01/09/2019

Chiusura Iscrizioni: 30/08/2019

Regista: Gruppo Ambientazione

Viceregista: Gruppo Ambientazione

Resoconto

Sul finire del mese del Lupo dell'anno 1119, una notizia si diffonde tra gli eroi elaviani: l'Egemonia ha trovato  tra le sabbie del Kemeth un sito archeologico, uno scavo all'interno del quale è nascosto un potentissimo oggetto magico: si narra che il suo potere, se utilizzato dopo il tramonto, possa arrivare anche a celare fisicamente intere armate.

Non si può certo permettere che un oggetto così potente finisca in mani nemiche: gli eroi elaviani vengono dunque inviati per fermare i piani dell'Egemonia e recuperare il portentoso oggetto.

Una volta arrivati in Kemeth, gli eroi scoprono qualcosa di inaspettato: lo scavo è incompleto, e tutti gli egemoni presenti sono sotto l'influsso di una maledizione che li obbliga a difendere la zona a costo della vita. 

Indagando tra le rovine e messi alla prova sia dalle trappole che dagli egemoni maledetti, gli eroi iniziano a svelare poco a poco la verità: l'amuleto non è realmente ricettacolo di un esorbitante potere, ma è una prigione costruita per incarcerare l'anima di un uomo.

Le varie anime - fuochi fatui - degli abitanti dell'uomo rivelano una struggente storia d'amore tra Detrani, una sacerdotessa di Karmisia già promessa in sposa al Gran Sacerdote, ed un uomo di nome Seket: un amore impossibile e proibito, la cui tragedia culminò una notte nei giardini del tempio, quando i due vennero sorpresi dalle guardie in un momento d'intimità e condotti nelle sale più profonde del tempio, dove ad attenderli trovarono l'Alto Sacerdote.

Seknet provò a spiegare le ragioni del loro amore, supplicando il Gran Sacerdote di lasciarli andare ma ovviamente la risposta fu un secco no: avevano compiuto un atto estremamente grave, rotto una promessa di matrimonio e per questo sarebbero stati puniti con la morte. Privo di una via d'uscita e terrorizzato all'idea di perdere l'amata Detrani, Seknet offrì la sua vita all'Alto Sacerdote, prendendosi tutta la colpa per il torto arrecato e pregando affinché fosse risparmiata la vita almeno alla donna.

Il sacerdote accettò l'offerta e rinchiuse l'anima di Seknet in un amuleto dall'aspetto comune, in modo che non potesse mai ascendere ai paradisi e ritrovare l'amata dopo la morte. Concluso il rito, fece comunque uccidere Detrani poiché non era più pura; il suo corpo venne poi mummificato e lasciato nella stanza insieme all'amuleto.

Commossa dal sacrificio di Seknet e impietosita dall'amore negato ai due giovani, Karmisia benedì l'anima dell'uomo, che sebbene professasse una fede diversa accettò il dono divino e divenne un'anima eletta di Karmisia.

Molto tempo dopo, gli egemoni iniziarono a scavare nella zona e, trovato il medaglione, lo ruppero liberando così l'anima di Seknet, che venne travolto dagli enormi cambiamenti in terra e nei paradisi e impazzì, giurando di proteggere a ogni costo ciò che restava dell'amata.

Oltre ai frammenti della storia, gli eroi ritrovarono frammenti di più rituali: questi potevano distruggere Seknet oppure provare a ridargli il senno e permettergli di ricongiungersi all'amata.

Gli elaviani optarono per la seconda opzione, liberando il malcapitato dal suo crudele  destino. Prima di poter cantare vittoria, però, giunse un drappello di egemoni capitanati dal possessore del totem del Minotauro, arrivati per salvare i propri commilitioni. Gli egemoni ritennero gli eroi elaviani responsabili del massacro, e incrociarono con loro le lame.

Alla fine dello scontro, entrambe le parti si ritirarono, portando così nuovamente il silenzio tra le sabbie del Kemeth.