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Stralci del diario del Comandate del terzo corpo d'armata

Nigredo

La marcia è iniziata.
Lentamente ma ordinatamente gli uomini si dirigono verso il nostro primo e unico obbiettivo: la città di Placentia.
I territori intorno alla città non saranno facili da presidiare e la conquista potrebbe richiedere diverse settimane.
I Comandanti sono più fiduciosi, per loro potremmo conquistarla in sole due.
Io non sono mai stato un ottimista. E a giudicare dalle razioni, nemmeno chi ci governa.
L’umore tuttavia è contagioso: la preoccupazione che l’assedio si protragga lascia spazio alla presenza di vettovagliamenti, attrezzature e armamenti all’avanguardia, rafforzando l’idea che la nostra sia una guerra giusta.
Per me, la guerra è guerra; anche se questi eretici di Placentia sembrano essere ossi molto duri.
A noi il compito di arrivare dalle montagne.
Non faremo lo sforzo di nasconderci tra le colline. Siamo troppi e il nemico già sa che stiamo arrivando. Ci rallenteremmo soltanto.
Al mio seguito ho tremila dei combattenti schierati dalle chiese. È strano avere così tanti sacerdoti che prendono ordine da me, almeno sul campo, ma la loro presenza rincuora parecchio i soldati.
“La mia anima è al sicuro”, si ripetono.
“Perché andare in guerra, se si ha paura di morire?”, invece mi domando io.
La guerra è un gioco di morte: la tua o quella del tuo nemico. La pace arriva solo quando la minaccia di morte è totale da giustificare una resa, oppure il sangue da uno dei due fronti è scorso abbastanza.
La guerra, la guerra non cambia mai.


……….


I sacerdoti sono ben addestrati ma fargli tenere il passo non è banale.
Spesso finiscono per elucubrare durante la marcia stessa e a più riprese tocca riprenderli.
Sono combattenti addestrati, ma non militari addestrati.
Ho quindi deciso di mandare Biggs a guidare le truppe, mentre io mi mantengo sulle retrovie, ufficialmente per spronare la marcia, in realtà voglio capire di cosa discutono.
Senza sorpresa alcuna, la loro più grande preoccupazione è Von Aulen. Parlano di come ucciderlo, come fermarlo, come evitare che le anime di tutti vengano corrotte.
A metà giornata faccio tornare Biggs nelle retrovie.
Gli esploratori non riferiscono di creature in rotta.
Ciò è male.


………

Alcuni esseri sono stati avvistati.
Gli esploratori li hanno tenuti d’occhio per quanto possibile, ma i loro movimenti sono erratici, come quelli di un animale impaurito.
Era ciò che più temevo.
Queste creature non sono qui per fermarci, anzi con molta probabilità sono semplicemente fuggite e il loro istinto gli suggerisce di tenersi alla larga da un gruppo così numeroso predatori o prede che siano.
Inoltre, abbiamo passato ben tre zone dove sarebbe stato possibile per il nemico, tenderci imboscate o agguati ben più che efficaci, ma non abbiamo trovato la minima resistenza, tranne alcune svogliate trappole.
Tutto questo implica che stanno concentrando gran parte delle forze all’interno e che quindi quell’assedio-lampo tanto sperato dai nostri superiori si allontana sempre di più.
I giovani sono tranquilli, ma i veterani, lo vedo, iniziano a condividere la mia preoccupazione.
L’umore dei sacerdoti è sempre più inquieto, come se si aspettassero che il loro obbiettivo calasse dall’alto da un momento all’altro.
Ho deciso di conferire con uno di loro durante una sosta, tale Ezio, della chiesa di Acron.
Egli mi ha condiviso con le il loro timore, ovvero che l’assalto di Von Aulen avvenga proprio durante l’assedio, aprendo un terzo fronte e dividendo ulteriormente le nostre forze.
Gli ho riferito che devono prendere ordini da me almeno fino al campo. Egli ha risposto che gli ordini della divinità sono superiori e che preferirebbe disattendere i miei. Ho replicato che se questa è l’opinione dei sacerdoti tutti, allora dovrò preparare diverse fruste. Mandare in rotta l’esercito all’arrivo del loro obbiettivo maggiore, risulterebbe fatale per tutti, oltre che inutile.
Sorprendentemente, egli mi ha dato ragione, e ha affermato che seguiranno i miei ordini per l’assedio, almeno fino al campo.
Sembrava sincero.

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Le stranezze riportate aumentano, ma l’obbiettivo è in vista.
Arriveremo domani.
Alcuni uomini riferiscono di aver trovato un gatto nero con cinque occhi, ciascuno di un diverso colore e una bizzarra zampa artificiale a forma di pinza, che è subito fuggito.
Altri sono convinti di aver intravisto un essere cadaverico con un mantello da sera che garriva al vento, scomparso appena hanno sbattuto gli occhi.
Un soldato è andato nel panico quando da una zolla di terra ha visto spuntare un occhio, che subito i suoi commilitoni hanno infilzato. Dopo averli redarguiti per un’azione arbitraria e sconsiderata, e valutato che questi non sanguinava, abbiamo potuto constatare che altro non si trattava di un corpo deceduto e malsepolto.
La nebbia assume talvolta tonalità di verde o viola assolutamente non naturali.
Ma siamo arrivati.
Nel frattempo, io stavo ragionando delle forze che dovremo affrontare.
Un assedio del genere potrebbe anche durare anni, soprattutto considerando che i loro guerrieri d’elitè, le flamule, sono più comuni dei nostri veterani.
Se non riusciremo a scoprirne il segreto sarà un massacro.
Ma devono avere un punto debole. Gli alchimisti non avrebbero mai volontariamente mantenuto in vita qualcosa o qualcuno con il potenziale per ucciderli.
Sospetto che la migliore opzione possa essere tagliar loro la fonte di preparati che li mantiene lucidi e sotto controllo.
Ne parlerò al concilio.