Location: Rifugio Valnera
Date: 06/12/2024 - 08/12/2024
Chiusura Iscrizioni: 21/11/2024
Regista: Francesco Mainardi
Viceregista: Diego Agalbato
In quest'ultimo mese non hai dormito benissimo. Non ti senti particolarmente stanco ma spesso rammenti i tuoi sogni in modo vivido, come se fosse un ricordo più che un sogno. E questo ricordo tende a non svanire se non a qualche giorno di distanza.
Non te ne sei preoccupato, dopotutto sei riposato e tutti sognano. I tuoi sogni non sono nemmeno poi così strani, se non fosse per un particolare che definiresti un poco strambo. Se non fosse un semplice sogno, ovviamente.
Tutto inizia con un semplice sogno: sei in un posto qualsiasi, la tua casa, il bosco vicino al paese, la spiaggia dove andavi da bambino, la piazza della tua città. Stai interagendo con le persone che ti stanno attorno o stai eseguendo un semplice compito come prendere l'acqua dal pozzo o cacciare un coniglio. Una semplice routine che è andata a invadere anche il mondo dei tuoi sogni. Un qualcosa che conosci bene anche se dipinto con colori sfuocati e contorni non ben definiti.
Poi, con la coda dell'occhio, lo vedi. Qualcosa - o qualcuno - che ti osserva al limitare del campo visivo. Il sogno non ti permette di focalizzarti su di lui - o lei - e la sua ombra con dei contorni umanoidi non definiti rimane visibile ma non guardabile. Rimane lì, a fissarti, come se ti stesse studiando, fino alla fine del sogno, poi sparisce con esso e rimane nella tua memoria finché il sogno stesso vi rimane.
Non ci dai peso, è un sogno, dopotutto.
Però la cosa si ripete, con cadenza sempre maggiore. Nell'ultima settimana praticamente tutte le notti l'hai sognata ma qualcosa è cambiato: essa si sta spostando, entrando sempre di più nel tuo campo visivo. Come se volesse farti notare dal tuo io del sogno, come se volesse interagire con te.
Ma nuovamente...è un sogno. Probabilmente sarai stanco e sotto pressione. L'inverno è un mese duro e il freddo si sta facendo sentire. Quando arriverà la primavera e si rinizierà a lavorare sul serio la tua testa tornerà nei ranghi, ne sei sicuro.
Però ieri sera sei andato a coricarti con un poco di tensione. La luna, incredibilmente luminosa nel cielo, proietta lunghe ombre di case e di alberi e dalla finestra vedi le stelle vibrare, come se le volessero fare concorrenza. Tiri le tende, la luce è così forte che potrebbe darti fastidio mentre dormi.
E questa volta, il sogno è diverso.
Sei su una spiaggia, non hai mai visto una spiaggia di questo tipo. Il mare è colore della pece e il cielo notturno ha uno strano colore tendente al violetto. A poca distanza dal bagnasciuga, rocce tondeggianti - sembrano gusci di cozze o vongole anche a te, vero? - si stagliano a separare la spiaggia dal resto della terraferma. In lontananza intravedi le chiome di alberi dalle foglie rosso ruggine.
E in cielo, alzi lo sguardo per accertarti che sia notte, vi è una grossa luna, immensa che divide il cielo. Senti che se potessi allungare un po' di più il braccio, magari, potresti toccarla. Il resto del cielo è vuoto, senza stelle, ad eccezione delle costellazioni della fu Ashanna e della fu Agaliel. Le costellazioni che ora fungono da rappresentanti per la divina Eladiel.
Dopo vari istanti in contemplazione ti accorgi che il sogno non è sfocato come al solito e abbassa lo sguardo vagamente confuso. È lì che lo vedi: avanza verso di te lentamente, camminando - o fluttuando, non ne sei certo - sulla spiaggia, le onde del mare che gli lambiscono le estremità e la luce della luna alle spalle.
La figura è sicuramente umanoide ma non riesci a distinguerne i lineamenti a causa della forte luce lunare alle spalle. Nonostante tutto sia molto più nitido, i suoi contorni permangono vaghi, non definiti. L'unica cosa ben chiara è sulla sua fronte: su di essa brillano le otto stelle di Eladiel, le otto stelle della fu Agaliel.
La figura si ferma a una ventina di metri da te. Non hai timore, come se l'essere in un sogno ti regalasse un coraggio inusuale, ma percepisci una certa soggezione nei suoi confronti. E in questo momento la figura parla. La sua voce è mista: maschile e femminile, vecchia e giovane, acuta e baritona. Ha un tono di derisione, ma ti sussurra in maniera sensuale; è aggressiva ma è amorevole come quella della propria madre.
Lo ascolti, non puoi farne a meno.
"Ascoltatemi, mortali. Da lungo tempo desideravamo guardarvi, studiarvi, capirvi. Grazie alla Diva che ci ha accolto tra le sue braccia, ora abbiamo potuto farlo. Per lunghi giorni e lunghe notti vi abbiamo affiancato, osservato, compreso.
Vi abbiamo visto ridere e abbiamo compreso il significato di felicità.
Vi abbiamo visto piangere ed ora ci è chiara la sofferenza e la tristezza.
Vi abbiamo visto uccidere, combattere e ingannare e adesso sappiamo quanto profondo è l'abisso dei peccati che potete commettere.
Vi abbiamo visto proteggere, consolare e curare e abbiamo capito quanto è alta la punta delle vostre virtù.
Sappiamo quanta ampia è la vostra fantasia e quanto appagamento c'è nel concedersi al sogno ma di vivere nella realtà.
Di questo vi siamo grati e siamo pronti, ora, a prendere posto e iniziare il nostro compito.
Da questa notte in poi saremo sempre con voi.
Saremo l'abbraccio amorevole dei vostri sogni più dolci.
Saremo il predatore implacabile dei vostri peggiori incubi.
Saremo il custode dei vostri onirici segreti nascosti.
Vi guarderemo, vi braccheremo, vi difenderemo, vi daremo felicità e vi uccideremo."
Il volto della figura si "apre" mostrando un ampio sorriso e nel mentre alle vostre orecchie arriva un brusio man mano sempre più forte, come di mille cicale che cantano insieme.
Il rumore cresce coprendo tutto il resto mentre la figura avanza con il suo sorriso stampato in volto. Si china su di te, ancora non ne distingui bene il volto se non per la bocca a mezzaluna, e ti sussurra, chiaro.
"E ora, sveglia. Il sole è sorto".
Il sogno finisce, bruscamente. Ti ritrovi nel luogo dove ti sei addormentato, confuso e leggermente sudato a causa del vivido sogno che hai appena fatto. Scuoti la testa per riprenderti, cercandoti di convincerti che è stato solo quello, un sogno.
Poi percepisci i granelli di sabbia, residui leggeri della spiaggia dove sei stato, attorno ai tuoi piedi.
Il gallo canta, è sorto un nuovo giorno.
[Estratto dal verbale di processo CVIII, Anno MCXXV, Tergetz]
[omissis] ...è stato quindi vincolato a proferire unicamente Verità. All'interrogazione del Prelato sulle motivazioni della sua aggressione, il Reverendo ha esposto un profondo pentimento e rammarico, asserendo di essere stato influenzato da qualche oscura arte della Strega di Roskylde ad agire negli atti e nelle intenzioni ai danni della donna.
[omissis]...ha quindi fatto richiesta di poter dimostrare la veridicità delle proprie parole e di volersi riavvicinare ad Emelda, sancendo la riappacificazione con una stretta fraterna. In seguito ad alcuni confronti con i Consiglieri, il Prelato ha deciso di accordare al Sacerdote il permesso di accostarsi all'apolide.
A parziale giustificazione di quanto avvenuto in seguito, ogni parola del Reverendo Borys appariva profondamente sincera, ed il suo rincrescimento, profondo. Per questo gli istanti successivi hanno colto impreparati tutti i presenti, ed impedito alle guardie di agire in maniera tempestiva: nell'avvolgere la donna in un abbraccio di riconciliazione, il Sacerdote è sembrato infiammarsi di un fervore ed una furia violenti quanto ineluttabili.
Tutto si è svolto in pochi attimi fatali, la catena che avrebbe dovuto bloccare le mani dell'uomo è divenuta strumento di morte. I suoi movimenti sono stati tanto rapidi e feroci da spezzare l'osso del collo della danzatrice di netto. Non vi è stata lotta o gemito, la vita della danzatrice è stata recisa con la stessa rapidità con cui un buon colpo di falce reciderebbe una rosa.
Rapida come era giunta, la forza improvvisa del Reverendo è parsa venire meno nell'istante in cui il corpo esanime della donna gli ha gravato addosso e non ha opposto alcuna resistenza sotto la minaccia di tre delle nostre picche, che solo a quel punto si erano sollevate contro l'uomo.
Un atto codardo, infine, è quanto ha compiuto quest'uomo, con menzogna ha portato a termine un piano architettato in spregio a questa Corte e financo al dettame della Sentinella. Un atto efficace, figlio di un intento sicuramente saldo e forte, ma indegno di fronte allo sguardo del Padre delle Battaglie.
Così come indegne si sono dimostrate le nostre guardie, poco più che cadetti, ma lenti e pavidi di fronte ad un secondo cambiamento nel Sacerdote.
Dopo istanti di silenzio attonito, il Reverendo ha stretto a sé il corpo esanime della donna, prorompendo in agghiaccianti risa dapprima amare e poi isteriche non dissimili dal gracchiare dei corvi sui campi di battaglia. Quelle risa hanno paralizzato i nostri picchieri, e non nego che un tremito ha attraversato anche la mia schiena: in esse ho udito la voce della follia, ed i nostri cadetti ne sono stati forse ancora più scossi, anziché esserne animati.
La loro esitazione ha reso però possibile per noi udire le ultime parole dell'imputato, sussurrate prima che si gettasse sulle picche reclamando per sè la condanna. Parole che hanno raggelato il sangue fin del più pio tra gli astanti:
"Mi hai portato via la mia amata, io ti rinnego. Nella morte, troverò la mia Redenzione"
[omissis]
Diario del Capitano John Smith, Sette dello Scorpione MCXXIV
E così siamo in vista della preda.
Le onde si sono fatte più alte e i venti ruggiscono intorno a noi, ma la belva nascosta sotto la superficie è finalmente emersa. Ed è colei che ci ha accuditi per tutti questi anni: Candy.
Nientemeno che la dolce signora che ci avvolgeva in una calda coperta mentre noi ci crogiolavamo nelle nostre miserie.
Maledetto vecchio cieco, come hai fatto a non vedere la strega gialla della gelosia dietro la rosea dispensatrice di leziosità e dolcetti?
Ma non ho intenzione di aggiungere un altro rimpianto alla lista. Spero che gli ospiti, dopo aver smosso la sabbia del fondo, possano affondare l'arpione nel cuore del mostro.
Prego tutti gli dèi affinché riportino il ragazzo tra le braccia della sua famiglia: Harald, degno figlio del Padrone; la sua splendida moglie Alexandra; e la dolce Anya, la piccola orfanella che si è rivelato essere la sorella perduta del ragazzo.
Posso comprendere l'invidia della megera.
È stato un colpo rivedere il volto del vecchio Padrone, e ancora più doloroso è stato non poter chiedere il suo perdono.
E mentre medito la mia vendetta, non posso fare a meno di pensare ai miei compagni di cella, una cella rosa e confortevole che nasconde un orrore indicibile.
Maurice e Henrì, forse i più colpiti dalla maledizione: un orologiaio senza più tempo da contare e un fuochista incapace di sopportare il buio. Le vostre menti sono state messe alla prova fin troppo; vi auguro la serenità.
Tullio, Sinistra e Alfredo: artigiani impareggiabili con ago e filo, pozioni e profumi, legno e magia. Avete allietato i giorni dei Signori con le vostre creazioni e, che io possa bere acqua salata per lavare via la gentilezza dalla mia bocca, anche i nostri.
Persino quel pazzo di Borys e quella scioccata danzatrice di Emelda: due facce dello stesso doblone fatto di misteri e fede, fuoco e ombra, amore e odio. Oppure il mistico Ashar, con la fiamma dell'ossessione così viva negli occhi da ricordarmi me stesso da giovane. Persino loro mi mancheranno.
E incredibilmente mi mancherà quel gallinaccio starnazzante del bardo di corte, Bastiano Gallamacco. Con le sue ballate, le sue canzonette e il suo cuore così grande da invadergli il cervello.
Mi viene da ridere a pensare che alla fine tutti noi siamo terrorizzati all'idea di raccontare ad Alfreda Fish, la nostra superba cuoca, la verità su Candy. Perché siamo coraggiosi, sì, finché non si tratta di turbare la donna che maneggia il nostro cibo. Coraggiosi, forse, ma non pazzi.
Chissà perché proprio oggi scrivo queste parole vuote, dopo anni di apatia e autocommiserazione.
Forse, alla fine, cerco davvero il perdono prima che tutto si fermi, prima di lanciare l'arpione contro il mio nemico.
Ma non importa. Domani sarà il mio ultimo giorno alla Corte, e forse su questa terra, dopo otto miserabili anni di sospetti e odio.
Ho intenzione di trascinare a fondo Morgan, il mostro che ha ucciso il Padrone dall'alto della sua arroganza. E peggio ancora, che ha incatenato a un destino miserabile la piccola Adella.
Piccola. Ormai non più tanto piccola, vecchio idiota che non sei altro, John Smith. Guardi la sirenetta strappata al mare perché il maledetto Alchimista potesse avvelenare il mondo con la sua vanagloria e vedi solo la tua bambina.
Ma lei non è mia, né di Morgan. È solo di sé stessa, e del mare.
Temo dovrò mentirti, piccola stella polare. Ma avrai la tua libertà, fosse questa l'ultima decisione fatale che prendo.
Domani ammazzerò l'ambizione di quel bastardo e lo vedrò piegarsi.
Non importa il prezzo.
È il momento di barare per vincere la partita più importante della mia vita.
II giorno del mese dello Scorpione 1124
Udite la mia voce popoli di Elavia, la chiamata di un vostro fratello!
A distanza di quasi un anno dalla scomparsa di Ideo dell'Argenteo Lume, è mia intenzione commemorarlo: nel momento dell'anno in cui la luce sembra soccombere alle tenebre, i lumi saranno accesi in suo onore, come da stemma araldico del compianto Duca ed amico.
La notte tra il Settimo giorno e l'Ottavo giorno del mese dello Scorpione mi adunerò, spero insieme a tutti voi, per commemorarlo: una notte per non dimenticare, una notte per accendere una nuova luce e rischiarare questi tempi oscuri e diradare ogni ombra.
Ovunque voi siate, sotto qualunque stendardo siate raccolti, vi invito ad accendere un lume per un uomo che ha fatto tanto per tutti noi: in silenzio, con compostezza e ferma e gentile tenacia, portate avanti il suo ricordo con me sorelle e fratelli miei.
Argenteus lux,
Semper lucet!
Sir Ettore Battaglia
I Giorno del mese dello Scorpione, Anno 1124
Agli avventurieri e agli eroi di tutto l’Elempos!
Udite queste parole, o prodi e valorosi, che portate speranza e sicurezza ovunque con le vostre ardimentose gesta!
Un grido d’aiuto si leva da Roskylde, dove l’ultimo dramma della casata degli Andersen ha lasciato una ferita profonda. Da quasi otto anni, la Corte baronale è prigioniera di un oscuro maleficio. Dopo numerosi tentativi falliti, la speranza sembrava svanita, ma ora una nuova luce si accende: una missiva, giunta di recente dagli stessi membri della Corte, ci esorta a non arrenderci.
Ma non è tutto. Da troppi anni ormai, la nostra comunità è colpita da misteriose sparizioni che si ripetono poco prima dell'anniversario della maledizione. Mariti, mogli, sorelle e coppie innamorate svaniscono senza lasciare traccia, come se l’ombra che grava sulla Corte reclamasse nuove vittime. Indagare su questi eventi è cruciale per comprendere la verità dietro il male che ci attanaglia e salvaguardare le vite dei nostri giovani figli.
A nome del popolo di Roskylde e in memoria del defunto Agnarr Andersen II, chiedo a voi, valorosi, di presentarvi al Circolo della città portuale il sesto giorno del mese dello Scorpione. I messi della regione vi accoglieranno e vi condurranno fino al punto in cui la Foresta Oscura è più “sottile” e vicina alla Corte. Lì, potrete affrontare l’oscuro potere che ci minaccia, nel tentativo di riportare la pace.
Possano il vostro coraggio e la vostra abilità riuscire dove gli altri hanno fallito. Liberate Roskylde dal giogo di questo maleficio e riportate la serenità a una terra che vive nell’ombra da troppo tempo.
Con speranza e gratitudine,
Anders Gunnars
Sindaco di Roskilde
Come nelle più classiche delle fiabe, lo spettatore inizia a conoscere la storia da un "c'era una volta", per entrare nell'atmosfera Incantata del mondo in cui vivono i protagonisti di quelle storie.
Questa narrazione è per voi, giocatori, il nostro "c'era una volta". Le informazioni qui contenute servono per darvi un quadro dell'Evento che giocherete e per gettarvi da subito nel mondo della Corte Incantata.
Le informazioni qui contenute non sono quindi ad uso dei vostri Personaggi, che vivranno invece queste vicende direttamente, come i migliori protagonisti delle fiabe.
Buona visione e buon gioco!
Due uomini, uno anziano e uno più giovane, si trovavano nell’angolo più buio di una tervarna a Roskylde città, in Eronmark, sorseggiando un boccale di birra che sembrava non riuscire a scaldare nemmeno le loro ossa. Il vecchio era quello che parlava meno, ma quando apriva bocca, le sue parole pesavano come pietre. Il giovane invece, nervoso, si guardava intorno, come se temesse che qualcuno li stesse ascoltando.
"Le voci sulla Corte sono cominciate molto tempo prima," disse il vecchio, abbassando la voce. "Dicono che qualcuno abbia iniziato a parlarne, spargendo parole sul Fulcro dei Desideri… Quello che sembra essere un oggetto in grado di realizzare ogni desiderio. Un sogno per chiunque sia pronto a pagare il prezzo. Ma chi, e come, non si sa."
Il giovane lo guardò, sentendo il peso di quelle parole. "Ma quelle voci, vecchio, sono arrivate a noi mesi prima che quella maledizione colpisse la Corte. La foresta, il muro di tenebre… tutto è successo dopo. Forse è stato il Fulcro, forse è quello che ha scatenato tutto."
Il vecchio sgranò gli occhi e si guardò intorno, come se qualcuno potesse averlo sentito. "E ci credi, allora, che sia solo una coincidenza?" Sospirò pesantemente, stringendo il bicchiere tra le mani. "Da quando quelle voci hanno cominciato a circolare, chiunque cercava qualcosa ha finito per cadere nel buco nero di quella maledetta Corte. Ma la cosa più strana è che nessuno ha mai trovato niente. Nessuno, nonostante tutti i curiosi che si sono avventurati."
Il giovane annuì, ma la sua espressione non cambiò. "E poi, dopo mesi, è successo il peggio. La Corte è scomparsa, intrappolata in quella Foresta Oscura, e le voci sono diventate silenziose, nascoste come se qualcuno volesse che non sapessimo mai la verità."
Il vecchio si strinse nelle spalle, come se il peso di quegli anni lo avesse consumato. "Cinquanta coppie, almeno, in otto anni," disse con un filo di voce. "Più di cinquanta giovani innamorati svaniti nel nulla. Persi, inghiottiti dalla notte o dal bosco, chi può dirlo? Ma non erano solo storie da raccontare nei villaggi… Questi erano veri amanti, scomparsi nei posti più oscuri, e nessuno li ha più visti. Io stesso ne ho conosciuti un paio, e ti assicuro che nessuno è tornato."
Il giovane rabbrividì, i suoi pensieri si fecero confusi. "Ed ora… siamo agli inizi del mese del Gufo ed una coppia è già sparita… un mese prima del solito. Le cose non stanno prendendo una bella piega, vecchio."
Il vecchio alzò lo sguardo, scrutando il giovane con una nuova determinazione. "Non ti sembra che tutto si stia incastrando? Le voci del Fulcro, la Corte di Roskylde isolata, le sparizioni. Mi sa che c'è qualcosa di marcio lì dentro, e quella maledizione che ha preso la Corte... forse non è solo un castigo. Forse è il prezzo da pagare per chi ha osato cercare quello che non doveva."
Il giovane si fece più serio, fissando il fondo del bicchiere come se la risposta fosse lì. "Dieci o cento sparizioni, non cambia. Ma qualcuno, un giorno, dovrà scoprire la verità. O la Corte ci inghiottirà tutti, come ha fatto con quelle giovani coppie."
Il vecchio non rispose subito, ma un’ombra più scura passò nel suo sguardo. "Sai una cosa, ragazzo? Qualcuno è tornato dalla foresta. Uno solo. Un uomo… come se fosse riuscito a uscire da quell’incubo. Non si sa come ci sia arrivato, né come sia riuscito a uscirne, ma il suo messaggio è arrivato fino a noi. E per di più non ricorda nulla, niente di niente. Hanno dovuto ricoverlarlo… poveraccio."
Il giovane si irrigidì. "Un uomo? Dalla foresta oscura?"
"Proprio così," confermò il vecchio, abbassando ancora di più la voce. "Ecco cosa ci ha detto. Un messaggio che ora circola in tutti i villaggi intorno alla Corte.
"A chiunque leggerà questo nostro appello,
Siamo gli abitanti della Corte di Roskylde e vi preghiamo di aiutarci.
Qualcosa di più oscuro della maledizione che ci ha colpiti sta per accadere.
Vi supplichiamo, aiutateci.
Da qualsiasi corte proveniate, accorrete in nostro soccorso: per chiunque avrà il coraggio di rispondere al nostro appello e di attraversare la Foresta Oscura, vi chiediamo di farlo il sesto giorno del dodicesimo mese, a sud-est, nel punto dove la foresta si fa meno fitta; in quel giorno, da anni, le creature sembrano essere più sopite. Attraverso il Circolo di Anderelle potrete giungere.
Aiutateci.
Tirateci fuori da questo incubo.
Gli Abitanti della Corte"
Il giovane fissò il vecchio, sconvolto. "E noi… abbiamo una copia di quel messaggio."
"Si, ce l’abbiamo," rispose il vecchio, la voce bassa e grave. "E quel giorno si avvicina, ragazzo. Siamo già all’undicesimo mese. Se le parole di quell’uomo sono vere… se il Fulcro c’entra davvero con tutto questo, chiunque stia dentro quella foresta potrebbe essere in grave pericolo. Non solo loro, ma anche noi, se quella maledizione non viene fermata."
Il giovane guardò il vecchio con occhi pieni di inquietudine. "E se fosse vero? Se quello che diceva quell’uomo fosse la verità? Se il Fulcro davvero c'entra con tutte queste sparizioni?"
"Se è vero," rispose il vecchio, "nessuno è al sicuro. E se il Fulcro è la causa di tutto questo… beh, sarà meglio che si prepari chiunque decida di affrontare quella foresta. A quanto pare il governo si sta muovendo per richiedere il soccorso degli altri regni Elempiani. Quella Corte non è poi così incantata come si diceva un tempo, eh?"