Geografia | Avoneg è una terra chiusa e con poca pianura, priva di ampi spazi adatti all´agricoltura, costretta tra le montagne e il mare, ma non per questo priva di una propria austera bellezza. Il mare segna profondamente il paesaggio della baronia, che ospita sulla costa gran parte della popolazione, mentre nell´entroterra si trovano sparute comunità rurali e il paesaggio è più selvaggio, fatto di montagne di modesta altezza e di valli fluviali. La conformazione del territorio si riflette in qualche modo sul carattere della popolazione, chiusa, sospettosa nei riguardi dei forestieri e delle novità, tenace e avara, amante delle cose concrete e della tranquillità dei propri traffici quotidiani, doti che ne fanno spesso grandi lavoratori e che hanno permesso alla regione di dare natali a grandi mercanti. Come contropartita le genti di Avoneg hanno un rapporto molto profondo con il mare, visto come fonte di salvezza, grazie alla pesca e al commercio, ma anche di disgrazia: si dice che nella loro strana malinconia riguardo ai flutti si celi il segreto della loro leggendaria perizia come navigatori. Le zone montuose e meno abitate nascondono luoghi selvaggi abitati da ogni tipo di creatura, anche se è nota soprattutto la presenza di briganti adattatisi a vivere di caccia, pesca e rare scorribande alle troppo ben difese carovane mercantili. A nord, la signoria di Libarnia segna il confine tra i territori di Avoneg e Nassel, controllando la via che consente lo sbocco al mare alle zone del nord di Elavia; i notabili del luogo, spesso mercanti minori fuoriusciti dalla capitale per varie ragioni, hanno acquisito negli anni una certa ricchezza e un buon potere grazie al controllo dei valichi. Al centro della linea costiera, in un piccolo golfo, sorge la capitale Avoneg, città che fonda sul mare e sul commercio la sua fortuna, tanto da essere stata, fino al 1100, sempre governata dai mercanti-armatori e dal denaro piuttosto che da un casato nobiliare, come più comunemente accadeva nelle altre città elaviane. Nonostante il suo passato da ricca Repubblica e la recente ripresa dei commerci, pure funestati dalla nuova guerra contro Demetrius, Avoneg non mostra molti segni di opulenza, testimonianza inequivocabile del gusto austero e volto alla funzionalità dei notabili della città. I palazzi si arroccano gli uni sugli altri, quasi contendendosi lo spazio vicendevolmente, delimitando stretti vicoli detti "carruggi", spesso caratterizzati da una ricca e fervente attività commerciale e da vari traffici più o meno leciti; queste viuzze terminano nel grande porto della città, sovrastato da un imponente palazzo, con un affresco raffigurante un cavaliere che uccide un drago, ospitante una biblioteca gestita dalla Corporazione dei Poeti Erranti. La cinta muraria, risalente alla dominazione Shuel, è ancora in buono stato. |
Araldica | Arma: interzato in pergola; 1°: d´azzurro al grifone di Avoneg d´oro rivoltato; 2° (in testa): di rosso al lupo passante nero; 3° d´argento al drago di Avoneg verde; arma antica: d´azzurro al grifone dorato rampante che combatte un drago nero |
Storia | Fin dall´epoca più antica, quando ancora gli avonegesi altri non erano che un popolo scarsamente evoluto, diviso in clan e dedito unicamente a caccia, pesca e pastorizia, i primi insediamenti vennero eretti sulla costa, e sin da allora il mare, tremendo e splendido al tempo stesso, portatore di ricchezza e dolore, è entrato con prepotenza nel sangue e nell´anima di queste fiere genti. L´interno invece è una terra avara che, sin da quando i primi tra gli Avinni (popolazione nomade che divenne nella regione l´etnia dominante) cominciarono a divenire man mano stanziali, forgiò il carattere chiuso e tenace che tuttora contraddistingue la popolazione. Inizialmente gli Avinni, allevatori, e le popolazioni di pescatori e di agricoltori ebbero un rapporto conflittuale, ma quando le mire espansionistiche dell´Impero Shuel raggiunsero Carrarium e Spicia, le due popolazioni misero da parte l´odio reciproco, si dice anche grazie a una figura che affonda le radici nel mito. Cavaliere dei Dodici Dei, eroe leggendario uccisore di un Drago, la cui storia si diffuse tra il 115 e il 200 d.B., Iorius divenne l´esempio delle potenzialità di un uomo armato della fede e della virtù. Molti degli abitanti furono costretti alla fuga o a prendere il mare per dare battaglia ove l´eccezionale abilità marinara poteva ribaltare le sorti di uno scontro ed isole lontane potevano offrire un rifugio sicuro. Molti avonegesi trovarono scampo come profughi fuggendo verso il Nord, accolti seppur di malavoglia ad Enuc dalle corti naniche e con maggiore ospitalità dalle terre nasselie. Nei lunghi anni di occupazione passati presso i nani di quella che ora è nota come la signoria di Alba, gli esuli appresero le tecniche del combattimento, ma anche e soprattutto le arti della forgia, di cui storicamente i Figli di Theratos sono impareggiabili maestri. Fu grazie a quanto assorbito dalla sapienza nanica che all´inizio della Guerra degli Scacchi riuscirono, grazie ad astute e letali azioni di guerriglia, a costringere alla ritirata gli Shuel dai territori dei loro progenitori. Alleatisi con il popolo elfico per contrastare e sconfiggere definitivamente l´Impero governato da Demetrius, gli avonegesi prepararono in tutta fretta, ma con grande perizia, una piccola e ben armata flotta navale, capace di trasportare truppe e macchine da guerra con grande velocità e di attaccare i territori costieri occupati dai nemici con tremenda efficienza. Coloro che avevano scelto di cercare rifugio nell´abbraccio del mare non fecero ritorno neppure alla fine della guerra. Avevano infatti trovato una nuova casa nell´isola di Liundaa divenendo briganti del mare dalla fama talmente feroce che si diceva che le bandane e le bandiere cremisi di cui si servivano fossero effettivamente colorate con il sangue delle loro vittime, diventando così i famigerati Pirati Rossi. Nel frattempo Avoneg prosperò come culla del commercio navale, grazie alla grande perizia nell´arte della navigazione del popolo del luogo, a cui la leggenda imputa l´invenzione di sestante ed astrolabio, strumenti perfezionati da marchingegni di origine antichiana. Tale abilità era inoltre accompagnata da una grande capacità mercantile e finanziaria tale che furono sempre i mercanti a governare quella che ben presto divenne una Repubblica, governata da un Doge eletto ogni cinque anni dalle più influenti famiglie mercantili della città. Assieme ad Apasia, Flamia e Vez, anch´esse Repubbliche Mercantili, Avoneg governò l´economia di Elavia per tutta l´Epoca dei Regni Liberi. La "Superba", come era soprannominata in quegli anni per la sua opulenza, risentì profondamente dell´invasione delle Vipere dell´888 d.B. Le grandi casate mercantili, interessate esclusivamente a non perdere i propri privilegi, contrattarono con gli emissari dell´Impero della Rosa Nera la loro neutralità, promettendo in cambio della salvezza ingenti tributi al Governatorato. Scamparono così il pericolo di invasione, ma condannarono l´intero popolo del ducato al pagamento di dazi e tasse ingenti, spesso impossibili da saldare, creando un divario ancora più netto tra i pochi facoltosi, conniventi con le Vipere, ed i molti destinati alla miseria. Nacquero così, intorno all´anno 990, i primi moti di insurrezione che nel 1100 travolsero l´ultimo Doge, Francesco di Cinqueterre, costringendolo alla fuga, da cui Deirdre O´Riordan, fuoriuscita delle forze imperiali ed ex capitano del popolo, emerse come prima governante feudale di Avoneg, ponendo fine alla Repubblica. Il suo dominio sulla regione durò fino al 1106, quando il potere passò, pare anche grazie alle potenti famiglie Feschi e Adria e al malcontento che la scarsa presenza politica della O´Riordan aveva generato, a Ka-il, capo del Clan Jorg Ulf, già governante e liberatore di Verbanium. Ruolo determinante fu assunto da Sephiro I del Falcone che si fece garante di un passaggio di consegne privo di spargimenti di sangue. Nel 1107 la baronia - assieme alle altre terre governate dal clan Jorg-Ulf - offrì atto spontaneo di vassallaggio al Duca Edhelion Telcontar e al Granducato della Rocca consentendo la nascita dei ducati di Grifonea e del Cervo. Sempre nel 1107 lo speziale della famiglia dei Feschi, Odin, si rivelò un traditore e uno stregone, assumendo le dimenticate fattezze del Drago e terrorizzando la città; ma la Bestia fu abbattuta da un nuovo Cavaliere Ammazzadraghi, il Barone di Vil´Horn Varkoth Castiglioni ow Zauker. Tre sono le famiglie mercantili più importanti di Avoneg: gli Adria, la più influente sia a cagione delle ricchezze che per l´imponente flotta, i Feschi, caduti in disgrazia per le vicende legate al ritorno del Drago, che causò la morte del rampollo Gianetto e la fuga in Ferenzia del capofamiglia, e gli Spina, famiglia minore in ascesa, caratterizzata da un gran numero di maghi nelle sue fila e da un´aura di mistero. Il culto degli dèi non ha mai avuto un grandissimo peso negli usi pratici e nella mentalità pragmatica degli avonegesi; non di meno manifestazioni più o meno spontanee di adorazione zalarionite sono radicate nelle tradizioni dei marinai e c´è chi dice che sia ancora presente un ambiguo culto di Lubas. Poco prima della nascita dei Nove, inoltre, il Culto delle Maschere, sopito da anni, è tornato ad essere praticato da alcuni mercanti che commerciano con il ducato di Apasia. |
Altre informazioni | Capitale: Avoneg |
Governatore | Sethir Folg |