| Geografia | La Baronia di Nalim si estende nel cuore settentrionale di Elavia, al centro della grande Pianura del Fiume Lungo, una delle regioni più fertili e popolose del continente. Il suo paesaggio è dominato dalle acque, che solcano la terra in una fitta rete di canali, rogge e vie navigabili, riflettendo la luce del sole come lame d’argento e avvolgendo città e villaggi in un equilibrio sospeso tra civiltà e natura. La pianura al centro della Baronia, antica e quasi priva di rilievi, è un vasto orizzonte uniforme dove l’occhio si perde, spezzato soltanto dalle torri, dai campanili e dai bastioni che punteggiano il paesaggio e gli hanno valso il nome di Piana delle Torri. Al centro di questa piana sorge la capitale, Nalim, costruita su un lieve rialzo naturale che domina un’ansa di un affluente del Fiume Lungo. La città è un intricato intreccio di ponti, mura e canali, dove la pietra chiara e il mattone rosso si alternano con armonia, creando un tessuto urbano di grande eleganza. Le sue torri svettano alte sull’orizzonte, e il fiume che la attraversa divide i quartieri antichi da quelli più recenti, collegati da arcate monumentali che fungono al tempo stesso da vie e da argini. Sul lato occidentale si erge il Castello dello Sforzo, roccaforte secolare oggi sede dell’Esercito Ducale, mentre al centro della città domina il Tempio Aguzzo, la cui guglia sembra voler traforare il cielo e guida la navigazione fluviale come un faro di pietra. Attorno a Nalim si stendono campagne intensamente coltivate, attraversate da dighe, chiuse e mulini che sfruttano l’energia delle acque. Le cascine fortificate, le abbazie e i villaggi in mattoni che costellano la pianura sono testimonianza di una terra che ha saputo rinascere dopo ogni distruzione, e dove il lavoro dei campi è scandito dai cicli delle inondazioni e delle stagioni. In primavera, quando il Fiume Lungo rompe gli argini e si riversa nei canali minori, l’intera pianura diventa uno specchio d’acqua, e le torri dei villaggi sembrano sorgere da un mare di luce; in estate, il vento caldo agita le distese di grano e di lino come onde dorate, mentre d’inverno la nebbia avvolge ogni cosa in un silenzio ovattato. A occidente si estende la Signoria di Borgospada, un territorio più agreste e selvatico, dove il fiume si biforca in una rete di canali minori che alimentano le terre di confine. Il borgo principale, sorto lungo un antico corso d’acqua navigabile, è noto come centro di produzione di legname, circondato da foreste di pioppi, salici e noci, legni pregiati per l'artigianato e l'industria del legno. Nei pressi delle Piane del Massacro, dove un tempo si consumò la disfatta dell’esercito nalimese durante la Calata delle Vipere, sorgono piccoli santuari e tumuli ricoperti d’erba, sui quali i contadini ancora oggi depongono ghirlande di spighe in memoria dei caduti. La Baronia confina a nord con le terre montane di Lagolungo, Lario ed Ekol, a ovest con Aravon e più a sud con Limes, mentre a sud-est si aprono le pianure di Lodinium e Cremonia e, oltre il fiume, si alzano le prime colline di Bergen. Questo vasto territorio costituisce il cuore agricolo e amministrativo del nord elaviano, un luogo dove la forza del lavoro umano e la quieta maestà delle acque si intrecciano da secoli. Il clima è tipicamente umido e continentale, con inverni freddi e nebbiosi e estati torride, ma la ricchezza dei suoli alluvionali e la rete di canali hanno reso queste terre tra le più produttive dell’intero Regno. Dalle sue acque nascono non solo i raccolti che nutrono le città del nord, ma anche la memoria e la fede del suo popolo, temprato da secoli di guerre, invasioni e rinascite. Nalim è una terra di torri e di riflessi, dove la storia si specchia nelle acque e l’eco del passato continua a vibrare tra i mattoni rossi delle sue mura: un luogo di silenziosa fierezza, in cui ogni canale è una ferita rimarginata e ogni torre un giuramento di resistenza. |
| Araldica | D’azzurro, alla torre di rosso murata d’argento, movente da onde d’argento, sormontata da una testa di drago di nero affrontata. |
| Storia | Le origini della Baronia di Nalim si perdono nell’epoca delle prime colonizzazioni elaviane del nord, quando le tribù dei Nalei si insediarono lungo le rive di un affluente del Fiume Lungo, scegliendo la piana per la sua fertilità e la facilità di difesa offerta dai canali naturali. Da quegli insediamenti sorse, attorno al 300 a.B., il primo nucleo urbano della futura Nalim, destinata a diventare il fulcro politico e spirituale dell’intera regione. Nei secoli successivi, la pianura fu contesa da diverse popolazioni: a nord si estendevano le tribù delle Lunghe Barbe, guerrieri montani che dominarono Lagolungo ed Ekol; a sud i Domatori di Cremonium e Brixia allevavano cavalli e si muovevano in carovane nomadi; mentre i Nalei, forti di una crescente unità politica, si imposero come il popolo più stabile e organizzato del nord. Dopo aver sconfitto i Domatori e assimilato le Lunghe Barbe, fondarono il primo Regno di Nalim, che si estendeva dal Gran Muro fino ai confini del Fiume Lungo. Durante l’epoca Shuel, la città conobbe una rapida crescita, favorita dalla posizione strategica sulle rotte fluviali tra il nord e il Mare Interno. Gli ingegneri imperiali bonificarono le paludi e innalzarono le prime fortificazioni in mattoni rossi, dando alla città la sua tipica struttura di ponti e torri. In questo periodo nacque anche il Tempio Aguzzo, concepito come grande santuario dedicato a tutti gli dèi del pantheon, la cui guglia principale fungeva da faro per la navigazione fluviale. Scampata all’assedio durante la Guerra degli Scacchi, Nalim emerse come città libera e indipendente, centro di una civiltà raffinata e potente. Con la caduta dell’Impero e l’avvento del Regno di Nalerim, divenne una delle città fondatrici del Consiglio delle Spade, mantenendo un ruolo centrale nei commerci e nella cultura del nord. I sovrani di Nalerim la scelsero come residenza stagionale, e le sue mura furono ampliate fino a racchiudere la collina artificiale del Castello dello Sforzo, futura sede dell’Ordine dei Cavalieri del Cobra. Tuttavia, le tensioni con il vicino Ducato di Vez non si sopirono mai. Rivalità economiche e dispute territoriali si susseguirono per generazioni, finché una di esse aprì le porte alla catastrofe. Nel 888 P.B., stanchi delle sconfitte subite, i Visenti di Vez strinsero un patto con l’Impero Teutone, permettendo alle Vipere di calare sul Nalim in cambio di ricchezze e vendetta. La Baronia tentò una resistenza disperata, ma fu tradita dall’astuzia nemica nella Battaglia della Bryanthia, passata alla storia come il Massacro Notturno. L’esercito ducale, colto nel sonno, venne annientato, e le pianure a sud di Nalim furono ribattezzate Piane del Massacro. Ancora oggi le leggende narrano che, nelle notti di nebbia, tra i campi risuonino i passi degli spettri dei caduti. La città, benché mai espugnata con la forza, fu infine costretta alla resa. Divenne il fulcro del nuovo Governatorato imperiale, amministrato dal crudele Gornam ov Kroiz e poi dal tiranno Krom ow Nir, Avatar di Laudian nel periodo in cui il dio era corrotto dall’influenza di Lubas. Neppure la caduta di Krom ow Nir, avvenuta nel 1103 P.B. durante la grande battaglia campale che ne rivelò la natura demoniaca, riportò immediatamente la libertà a Nalim. Il generale-stregone Lord D’Vorak, già comandante delle milizie Cobra, assunse il potere sulla città e, servendosi delle sue truppe potenziate da magia negromantica, respinse le forze elaviane. Sebbene nessuno lo credesse possibile, Nalim sprofondò ancora più nell’oscurità e nella disperazione. D’Vorak massacrò la popolazione e ridusse in schiavitù i sopravvissuti, trasformando la città in un incubo. Il Tempio Aguzzo e il Castello dello Sforzo divennero rispettivamente la sua dimora personale e il centro del potere militare dei Cobra. Nalim sembrava perduta: una terra fiera e ricca soggiogata da un abominio che ne dissanguava corpo e anima. Solo nel 1108 P.B., grazie all’intervento delle forze del nascente Regno di Elavia e dei rifondati Dragoni di Placentia, la città venne finalmente liberata. Ciò che si trovò fu però un territorio devastato, spopolato e morente. Solo l’intervento del Regno poté arrestare il collasso e stabilizzare la Baronia, restituendo ai Nalimesi la speranza. Da allora, la Baronia di Nalim si è lentamente risollevata, divenendo nuovamente il centro amministrativo e militare del nord elaviano. Il Tempio Aguzzo è tornato a essere un luogo di culto per tutti i fedeli dei Nove, anche se il culto di Kenthar — dopo secoli di guerra e sofferenza e anche grazie alla successiva creazione del Ducato del Drago — è stato praticamente cancellato e vietato alla popolazione. Il Castello dello Sforzo è tornato a ospitare il comando dell’Esercito Ducale, e le torri superstiti della città si riflettono ancora oggi nelle acque del Fiume Lungo come simboli di perseveranza e rinascita: memoria viva di una terra che, più di ogni altra, ha conosciuto la gloria, la rovina e la redenzione. |
| Altre informazioni | Capitale: Nalim La Baronia di Nalim è tra le più densamente popolate dell’intero nord elaviano, con una fitta concentrazione di insediamenti rurali e fluviali che riflette la straordinaria fertilità della pianura. La popolazione umana, erede diretta dei Nalei, costituisce la quasi totalità degli abitanti ed è concentrata nella capitale e nelle grandi campagne della Piana delle Torri. Gli orchi e i goblin rappresentano minoranze integrate durante la dominazione teutone, impiegate nei lavori manuali, nei cantieri e nella manutenzione dei canali. Le altre razze sono pressoché assenti, o limitate a esuli, mercanti e studiosi provenienti dalle città meridionali. Nalim è famosa per la puntualità e la durezza dei suoi abitanti. Il concetto di dovere è quasi religioso, e la concretezza dei lavoratori nalimesi è leggendaria. Gli altri elaviani li chiamano ironicamente “i figli della torre”, per la loro abitudine a misurare ogni giornata con il rintocco delle campane — e anche perché, secondo il proverbio, è “l’unico modo per un nalimese di ritrovare il proprio villaggio nella nebbia della Pianura del Fiume Lungo”. Nonostante la loro indole pragmatica, i nalimesi conservano un profondo senso di superstizione, che stupisce gli osservatori più superficiali. Gli spiriti dei caduti, in particolare quelli morti nella Notte del Massacro, sono temuti e rispettati. Si narra che appaiano nelle nebbie notturne, riconoscibili dai loro elmi lucenti e dal suono dei passi sull’acqua. Ogni anno, durante l’equinozio d’autunno, barcaioli, pescatori e abitanti dei villaggi sul fiume accendono lanterne galleggianti sui moli e le lasciano scorrere lungo i canali fino alle Piane, in un rito di memoria collettiva conosciuto come la Marcia Silente. |
| Governatore | Eugenio Lampugnani | PNG |