Lario

Geografia

Una terra collinare e montuosa, sperduta nell’estremo nord di Elavia e lungamente dimenticata, Lario era una baronia dal terreno incolto e dai prati e villaggi abbandonati. Seguendo gli antichi sentieri dismessi si attraversavano boschi spettrali fino a giungere presso svariate caserme Cobra, poste in diversi luoghi strategici della baronia. I pochi villaggi ancora abitati erano piccoli agglomerati di case in cima alle vette più alte, dove gli abitanti hanno vissuto per anni nel terrore una vita grama, senza il minimo contatto con il mondo esterno.

La capitale è Lario, una grande città affacciata sull’omonimo lago, per metà distrutta e disabitata per lungo tempo. Le case erano spesso annesse a fucine o laboratori alchemici, dove la popolazione lavorava senza sosta a ritmi serrati. La città è cupa, costituita da case con tetti a spiovente e torri diroccate. Nella parte più alta sorge il palazzo baronale, un tetro ma sfarzoso castello, anch’esso maltenuto: sui lati esterni alcuni dei merli della camminata sono caduti, conficcandosi nel terreno e ricoprendosi di muschio.

Ebar è la signoria più grande della baronia. Occupa la parte un tempo più selvaggia della baronia. La città di Ebar era una grande città fantasma, parzialmente in rovina, che è ora soggetta a ricostruzione e ammodernamento. Nessun Cobra ha osato mettervi piede per secoli: le leggende narravano che gli antichi abitanti mai l’avessero abbandonata, nemmeno dopo la morte. In tempi recenti Ebar si è popolata in un primo tempo di lherara senzienti e lupi mannari, ma queste creature hanno assicurato lealtà ad Elavia nella persona del loro comandante. Successivamente esse hanno lasciato spazio ai coloni in arrivo per la ricostruzione e si sono ritirati in avamposti nella parte più fitta della foresta.

Araldica

di rosso all’occhio di rettile di nero.
 

 

Storia

Le testimonianze significative della presenza di civiltà organizzate nel territorio di Lario risalgono all’Epoca degli Antichi, in particolare al secolo VI a.B., quando la popolazione barbarica autoctona dei Larion entrò, suo malgrado, in contatto con la più nota tribù dei Langbàrte, provenienti dai vicini territori dell’odierna Shildia. È tuttavia una teoria accreditata che l’effettivo sviluppo della civiltà dei Larion, il cui nome significa nella loro lingua antica "cacciatori del lago", sia precedente a queste attestazioni, e che solo la natura scarsamente propensa ai contatti esterni di queste tribù abbia impedito la conservazione di testimonianze più antiche. I Langbàrte non giunsero propriamente con intenzioni bellicose; tuttavia, portarono la guerra: essi scappavano infatti dei nani di Austeria che li incalzavano e miravano ad espandersi in varie regioni del nord di Elavia. I Larion combatterono dunque al fianco dei Langbàrte e dei Visenti, un’altra tribù barbarica stanziata più a sud-est, verso la pianura. La guerra terminò verso la fine del secolo, quando i nani vennero infine ricacciati verso ovest ad opera di una tribù dei Langbàrte particolarmente intraprendente, al seguito del condottiero Algari.

Dopo questa guerra, i Larion godettero di relativa tranquillità per un lungo periodo, se si eccettuano le continue ed immancabili liti fra tribù. Nel corso del II secolo a.B, tuttavia, una tribù di Nalài proveniente dall’attuale Nalim, assunto il nome di Lunghebarbe in onore dei loro antenati Langbàrte, si espansero sulle montagne centrali di Elavia, raggiungendo i territori degli attuali Verbanium, Lagolungo, Lario, Ekol, il nord di Britia e Bergen, e l’originaria Shildia, che accolse lo stanziamento più consistente. Le tradizioni dei Larion furono quasi completamente soverchiate da questa nuova invasione, e non ne restò che qualche traccia nelle assimilazioni dei Lunghebarbe.

Lario non fu interessata dalla Campagna del Nord dell’Impero Shuel (158 - 196 d.B.), se si eccettua il flusso migratorio dai territori della vicina Nalim che era sotto assedio: la fondazione di quelle che sarebbero diventate le città di Lario ed Ebar si devono a questi profughi.

Al 257 risale quello che passò alla storia come il Consiglio delle Spade: Ildebrando I Nerolupo, fondatore e primo sovrano del Regno del Nalim, convocò una grande adunata delle genti del nord, invitandole a legarsi a lui per fondare il più grande e nobile regno che Elavia avesse mai conosciuto. La maggior parte dei convenuti accettò il vassallaggio, definendo i confini del nuovo regno: nacquero ufficialmente le baronie di Aravon, Bergen, Cremonia, Ekol, Lario, Limes, Lagolungo, Lodinium, Mantua e Placentia, affidate ad altrettanti baroni. La città di Lario crebbe, divenendo così la capitale della baronia; Ebar divenne la città principale della seconda signoria, mentre il resto del territorio era costellato di piccoli agglomerati di case abitati da pastori e piccoli agricoltori della pianura.

La terra di Lario prosperò per lunghi secoli, fino all’888, quando la baronia fu la prima ad essere colpita dalla calata delle Schlagen, e fu dunque anche quella che ne soffrì di più. Tutta la forza dell’esercito imperiale si abbatté con violenza su questa terra, che in pochi giorni cadde senza alcuna controffensiva degna di nota. Da quel momento Lario non si riprese mai più: isolata nell’estremo Nord, la baronia divenne il passaggio dal quale l’esercito invasore entrava per rinforzare la conquista di tutto il Nalim; la popolazione fu decimata, e gli uomini adatti al lavoro iniziarono ad essere sfruttati senza alcuna pietà. La città di Lario fu in parte distrutta e in pochi mesi fu eretto un palazzo destinato a Thurdas Orneg-Ut, uno spietato mezz’orco, Generale della prima truppa d’assalto Schlaghen. Gli edifici più grandi della baronia furono trasformati in fucine e laboratori alchemici. Questa situazione insostenibile si protrasse per oltre due secoli, durante i quali il barone Thurdas Orneg-Ut rimase misteriosamente in vita: raramente si mostrava in pubblico, ed era il suo luogotenente, Esmon Aralki, dall’oscura origine, ad occuparsi della gestione dell’esercito e della riscossione delle tasse: una figura spietata e totalmente disumana, come se non fossero state sufficienti le molte sventure della popolazione. Lario venne utilizzata principalmente come campo di addestramento per le truppe Cobra del Nalim.

Durante i primi anni della Ribellione, Lario apparve come un obiettivo tra i più ardui e le furono preferite altre baronie da iniziare a liberare, col risultato che essa fu in breve totalmente isolata dal resto di Elavia. A partire dal 1108, un centinaio di lherara senzienti, insieme a centinaia di ghoul e decine di lupi mannari, iniziarono ad insediarsi nella città di Ebar con intenzioni pacifiche. Il loro capitano, Scaurus, era un antico lherara che aveva giurato fedeltà al Regno di Elavia. La città si rivelò un’ottima testa di ponte per la riconquista della baronia, che iniziò di lì a poco ad opera del Granducato della Rocca; durante la guerra di liberazione trovarono la morte sia Esmon Aralki che Thurdas Orneg-Ut, ma anche il Scaurus il Lherara rimase ucciso nell’impresa. Ad ogni modo, Lario fu infine annessa al Regno di Elavia in occasione del Concilio d’Autunno dell’anno 1111, ad opera però del Granducato Palatino, presso cui si erano affiliati molti degli uomini della Rocca che avevano iniziato la campagna di riconquista. Appena ottenuta, Lario fu in effetti ceduta alla Rocca in cambio della non lontana Verbanium.

Altre informazioni

Capitale: Lario
Popolazione: 44.531 abitanti (90% Umani, 5% Pelleverdi, 5% altro)

Governatore None