Montevecchio

Geografia

La situazione orografica di Montevecchio non ne fa certo una terra felice: la costa è completamente disabitata, per via delle insalubri paludi; le alture sono aspre e quasi del tutto prive di vegetazione. Esistono solo due città degne di tale nome: Montevecchio, la capitale, e Massia, ambedue poste nella fascia di pianura stretta fra i monti e le paludi. La maggior parte degli abitanti vive in piccoli villaggi sparsi fra le montagne. Tali terre ingrate racchiudono però inestimabili risorse minerarie: metalli nobili e pietre preziose, ma soprattutto estesissime cave di pregiati marmi da costruzione.

Montevecchio è la capitale della baronia e dell’omonima signoria, dove sorge il castello dei Baluardo. Al primo sguardo la città sorprende poiché è interamente costruita in marmo. Ogni strada, ogni edificio sfoggia la famosa pietra estratta dalle cave vicine, riconoscibile dalle sue inconfondibili venature. Spesso Montevecchio è stata soprannominata la Città Bianca poiché da grande distanza i viaggiatori vedevano stagliarsi in mezzo alla stretta pianura la sua chiara luminosità.

Massia, unica altra importante città e capitale della seconda signoria, è identica a Montevecchio sia come dimensione che come architettura. Spesso chi giunge in queste terre senza avere un adeguata cognizione cartografica della zona stenta a capire in quale delle due città sia giunto, poiché sono pressoché gemelle. Le due città sono collegate tra loro da una strada completamente lastricata in pietra, che attraversa l’intera pianura: un gioiello invidiato da molte delle baronie circostanti. Si dice che questa strada sia un filo che collega le vite speculari delle due città, e che se un giorno dovesse essere tagliato le due città si separerebbero andando verso una rovina sicura.

Araldica

arma: d’azzurro ai monti al naturale sormontati da una stella a quattro punte d’argento.

Storia

Gli anziani capoclan di Montevecchio raccontano ancora oggi, nelle lunghe sere d’inverno, la storia della leggendaria origine della loro terra, così aspra e così ricca di doni al tempo stesso. Si racconta che, all’origine dei tempi, Karmisia sia scesa in Elavia per bagnarsi di fronte a Montevecchio, che al tempo era formata da dolci colline e fertili campi digradanti verso il mare; la dea passeggiò a lungo sulla spiaggia e sugli scogli, poi si tolse la collana fatta di miriadi di preziosissime pietre di ogni sorta e la posò sulla riva, entrando in acqua. Lubas la vide e decise, per scherzo o per desiderio, di impossessarsi della collana, e con essa fuggì verso le colline; ma Karmisia si avvide del furto e chiamò in aiuto Theratos, che colpì la scogliera, frantumandola e scagliando verso Lubas i blocchi di roccia; infine riuscì a colpirlo e Lubas cadde, spezzando la collana, le cui gemme scivolarono negli anfratti delle grosse pietre che si erano accumulate sulle colline ad ogni lancio di Theratos e che avevano irrimediabilmente modificato il paesaggio: laddove Karmisia era passata camminando, le rocce presentavano ora striature di una delicatissima bellezza, che al grigio originario mescolavano venature di un tenerissimo rosato, come le gote della dea, o di un immacolato bianco, come la sua pelle. Nel frantumare gli scogli, però, Theratos aveva ferito Karmisia con i frammenti di roccia, bagnando la riva con il suo sangue. Rahs vide ciò che era accaduto alla sorella e se ne compiacque, consacrando il suolo che era stato toccato dal sangue divino: "Che il sangue di Karmisia resti a imperitura memoria del suo dolore!" E così fu: le paludi dall’odore e colore di sangue e morte presero il posto degli ameni campi coltivati.

Vicina al Toscanheim e da esso fortemente influenzata, Montevecchio è sempre stata una vera e propria terra di confine, scarsamente animata dallo spirito di appartenenza all’allora Ducato di Avoneg, in quanto ceduta in tempi non remotissimi (si parla del 950) alla Repubblica in cambio di alcuni possedimenti personali della famiglia dei Cinqueterre, allora e fino al 1100 la famiglia dei Dogi di Avoneg, in territorio di Toscanheim. Prima di quel tempo era utilizzata dai signori del Toscanheim come terra di esilio per i condannati di ogni razza, che ivi lavoravano all’estrazione di pietre e metalli per scontare la loro condanna. In effetti, al momento della cessione ad Avoneg, dell’originale popolazione umana rimaneva ben poco: chi poteva fuggiva da quella terra ingrata, dal lavoro tremendo di cave e miniere e dai miasmi venefici delle paludi. Tuttavia i nuovi abitanti si mescolarono ai vecchi, dando luogo col tempo a vere e proprie tribù, che presero il nome da caratteristiche peculiari dei loro appartenenti o dei luoghi da loro abitati, e queste tribù fondarono villaggi, veri e propri centri di aggregazione autosufficienti.

Montevecchio fu affidata dai Cinqueterre alla famiglia dei Baluardo, loro fedeli servitori da generazioni: tutti gli scudieri dei Cinqueterre erano Baluardo, così come molte delle damigelle delle mogli (si vocifera che il sangue dei Cinqueterre sia fortemente mescolato a quello dei Baluardo; se grazie agli scudieri o alle damigelle, non è dato saperlo).

Nel 1100 su Montevecchio governava Simone Baluardo, che, come i suoi predecessori, aveva assunto il nome di Simone di Montevecchio. Il Doge di Avoneg, Francesco Cinqueterre, era fuggito dalla rivolta popolare in città, e la notizia era giunta in breve a Montevecchio. Simone si trovò così senza più appoggi: il malcontento di quella popolazione dura e coraggiosa, dal forte sangue misto di innumerevoli razze e popoli, frutto delle commistioni fra ergastolani e montevecchiesi che avevano resistito agli stenti, si levò sempre più alto, finché non fu lo stesso Simone a lasciare la baronia in rivolta, ponendo fine alla dinastia e dando inizio al cosiddetto "governo del popolo", detenuto da un organo denominato Corporazione degli Spaccapietre, che ben presto si fece fautore di veri e propri atti di tirannia e schiavismo.

Fu grazie all’intervento della Corte del Pegaso d’Argento, all’epoca una nota compagnia di seguaci di Ney’m che precedentemente faceva parte della Federazione Elaviana, che fu ristabilito un ordine a Montevecchio, nel 1105. Aiutando i ribelli e liberando dalla schiavitù i condannati, la Corte fece sciogliere la Corporazione degli Spaccapietre, accusata di schiavismo ingiusto.

Altre informazioni

Capitale: Montevecchio
Popolazione: 20.151 abitanti (45% umani, 25% elfi, 15% mezz´elfi, 15% altro.)
Estensione: 1.156 Km quadrati

Governatore None