Anovas

Geografia

La capitale Anovas a un primo sguardo potrebbe ricordare una versione più piccola e sonnolenta della limitrofa Avoneg: la rivalità commerciale e politica fra le due città è storica, e si perde letteralmente nella notte dei tempi con infinite scaramucce; d’altra parte, dopo Avoneg, Anovas è stata senza dubbio, per gran parte della storia della regione, l’area maggiore rilevanza nel commercio marittimo.

La città si sviluppa attorno al suo porto, meno cosmopolita di quello della più illustre vicina, nei cui pressi si innalza una torre campanaria, l’edificio più caratteristico del centro abitato, utilizzata per avvertire i cittadini di pericoli imminenti, incendi ed in passato scorrerie di pirati.

Viene chiamata “la Soglia” la via principale che unisce la zona affacciata sul porto ai primi quartieri collinari, dove una ridotta classe dirigente di mercanti arricchiti e vecchia nobiltà terriera, con possedimenti nell’entroterra, ha costruito negli ultimi anni nuove residenze, circondate dal verde e lontane dai quartieri più popolari.

La signoria di Varaginis, vicina al confine con Avoneg, è un fiorente snodo mercantile. Al commercio di pelli, pellicce e addirittura di creature selvatiche cacciate nei boschi è riservato ad Anovas un fiorente commercio: cacciatori e rari mercanti che scendono dalle valli si muovono nelle stagioni calde, prima dell’ inverno, per scambiare le merci con beni di prima necessità e denaro.

Araldica

Partito: nel primo d’oro alla fontana d’argento zampillante al naturale; nel secondo di rosso al grifone d’oro.

Storia

Ciò che davvero distingue Anovas del resto delle terre di Grifonea è la storia antica di questo territorio, una storia tramandata solo in tradizioni che affondano le radici in un’epoca ancestrale e in racconti trasmessi ancora oralmente di generazione in generazione.

Nel periodo in cui la popolazione nomade degli Avinni giungeva a colonizzare le coste e l’entroterra della vicina Avoneg, mischiandosi con le tribù locali, gli abitanti indigeni della baronia di Anovas si mostrarono assai meno propensi a una fusione fra le due popolazioni: sfuggendo ai nuovi venuti si mossero dalle coste sempre più verso l’interno, un territorio di boschi, valli e monti praticamente disabitati, portando con sé la tradizione di una cultura antichissima, altrove dispersa. D’altronde anche nelle zone costiere, ove la fusione fra le due popolazioni dette l’avvio a una prima fase di urbanizzazione, l’identità e le tradizioni dei primissimi abitanti non vennero mai del tutto dimenticate. Si ha notizia, in epoca shuel, di sapienti inviati a raccogliere, catalogare e indagare su queste forme di tradizione, ma praticamente nulla rimane di quello che venne scoperto, o del motivo di questo interesse.

Nel corso del tempo, poi, l’entroterra scarsamente abitato ha dato rifugio a quanti desideravano sfuggire dalla società: minoranze, culti sull’orlo dell’eresia, perseguitati di ogni genere e briganti si sono stanziati nelle valli più o meno lontane dalla città. Si dice che i boschi della regione, ancora oggi, siano incredibilmente ricchi di cacciagione, ma anche drammaticamente pericolosi per chiunque vi si avventuri senza guide locali.
Sul finire dell’Epoca dei Regni Liberi (255 d.B. - 888 d.B.), Anovas subì più che in ogni altro momento l’invadente predominio, prima commerciale e infine anche politico, della Repubblica Mercantile di Avoneg, finendo per costituire un’unità territoriale con Avoneg, Imperium, Spicia e Montevecchio sotto l’autorità dei Dogi: per quanto la spinta indipendentista degli anovasiani fosse sempre pronta a riemergere sotto la superficie, è innegabile che si trattò di anni di prosperità.

Dopo l’888, i pesanti dazi imposti dall’Impero Teutone alla Repubblica in cambio della mancata occupazione impedirono però ad Avoneg di mantenere una flotta militare degna di questo nome: le istanze indipendentiste di Anovas trovarono finalmente qualche spiraglio e la classe mercantile della città ottenne un Consiglio del Popolo con ampie autonomie, presieduto da un Capitano del Popolo scelto tramite elezione. Durante questo periodo, il pagamento di onerosi dazi e l’utilizzo del porto sono stati il solo scotto che la baronia ha pagato agli invasori teutoni. Per ragioni poco chiare, ma legate perlopiù all’asprezza e povertà del territorio, difficilmente gli imperiali si avventuravano nell’interno della baronia: si racconta di gruppi di soldati teutoni, inviati a esigere tasse nelle zone più remote, dispersi nei fittissimi boschi che circondano le comunità più isolate; a dire il vero qualcuno in città ricorda ancora che persino nei vicoli che costeggiano il porto, o nel verde che circonda i quartieri collinari, ogni tanto sparisse, spesso nell’indifferenza generale, qualche soldato troppo insistente.

Nell’estate del 1100 l’ultimo Doge di Avoneg, Francesco di Cinqueterre, fu costretto alla fuga dal popolo in rivolta per le tasse ingenti e per le scorribande dei Pirati Rossi, da cui la Repubblica non riusciva più da molto tempo a difendere le sue coste; al suo posto il Governatore teutone Krom ow Nir approfittò per mettere una baronessa di sua fiducia, Deirdre O’Riordan, asservendo di fatto la città all’Impero. Ad Anovas il Capitano del Popolo Giovanbattista Castello, figura carismatica espressione della classe mercantile, riorganizzò prontamente la politica cittadina, stavolta in modo del tutto indipendente dall’ex Capitale della Repubblica.

Alla morte di Castello, nei primi mesi del 1101, fu eletto al suo posto il giovane nipote, Michelangelo Cicala, animato dal sogno di ricostituire la Repubblica dei tempi d’oro, ma sotto l’autorità anovasiana: il primo passo in questa direzione fu l’annessione di fatto di Imperium nel mese della Rosa del 1101, occupata grazie al casus belli di liberarla dall’eresia dilagante della presunta dea Colodina. Quindi Cicala si preparò a muovere contro la stessa Avoneg, trovando l’appoggio dell’ex Doge esiliato, desideroso di riottenere per sé almeno la baronia principale della sua antica Repubblica. Il progetto fallì quando fu scoperto un tentativo di avvelenamento ordito da Cicala ai danni della baronessa di Avoneg: davanti alla pronta minaccia di ritorsione, il Capitano del Popolo si diede alla fuga e il suo probabile complice Francesco di Cinqueterre fu tratto in arresto nelle prigioni di Avoneg.

Seguì un periodo di transizione in cui il Consiglio di Anovas accettò tacitamente il controllo di un uomo di fiducia della baronessa di Avoneg: Guglielmo da Monteguerra, detto Astaroth. Anovas, probabilmente manovrata segretamente da Cicala, tentò di resistere, almeno formalmente, il più a lungo possibile, ma infine, nel mese della Rosa del 1103, Astaroth da Monteguerra divenne ufficialmente Visconte di Imperium e Anovas, vassallo della contessa Deirdre, ed affidò la baronia di Anovas ad Anatema Lunar Argento. Il Visconte mantenne formalmente le istituzioni del Consiglio e del Capitano del Popolo, ma le svuotò di fatto di ogni potere. Risale alla prima metà del 1105 un contenzioso tra la Contessa e il Visconte, che portò la prima ad avocare a sé ogni potere su tutta la contea, destituendo Astaroth.

Non passò molto tempo, comunque, prima che la Contessa si ritirasse dalla sua carica pubblica per motivi personali: affidò le sue terre alla compagine politico-militare anti-teutone nota come Federazione Elaviana, di cui era entrata a far parte da tempo, ed Anovas fu affidata al nuovo barone Edhelion Telcontar Laiquafea, Conte moriano per diritto di sangue. Fu lui, sul finire del 1106, a far confluire la baronia nei possedimenti di quello che era appena diventato il Granducato della Rocca, vassallandosi a Gunther Caio Lodovico ow Kreutz Priscus. Sul finire del 1107 Anovas, assieme ad Avoneg e Imperium, tutte terre della Rocca, confluì nel nuovo Ducato di Grifonea, con capitale Nassel, il cui barone Felix Appiano, prestando spontaneo atto di vassallaggio al Granducato, fu creato Duca.

Insieme all’intero Ducato di Grifonea, portata dal Duca Appiano nella sua nuova veste di Triumviro, Anovas passò al Granducato Palatino nel momento della sua fondazione, nell’estate del 1111, con l’accordo dell’allora Granduchessa della Rocca Claudia Prisca. Nell’inverno dello stesso anno, il Duca Appiano si ritirò presso i possedimenti della sua famiglia a Nassel, abbandonando ogni carica pubblica e rimettendo le terre da lui amministrate direttamente a Benedict Eryados, che contestualmente assunse la carica di Granduca Palatino.

Alla fine del 1112 la signoria di Varaginis fu assegnata al Pilastro delle Leghe come snodo mercantile, e vi fu insediata una sede dell’Unione del Mercato Turano.

Altre informazioni

Capitale: Anovas
Popolazione: 28.000 abitanti (90% umani, 10% altro)

Estensione: 1.546 Km quadrati

Apparentemente due anime coesistono, vicine ma separate, nel territorio di Avonas: quella cittadina, mondana, mercantile della zona costiera, in particolare delle città, e quella chiusa, tradizionalista e antica dei monti dell’entroterra e della vallata del fiume Brumoso, figlia di una popolazione fiera e gelosa dei propri usi e costumi.

Alcune famiglie e villaggi, stanziati perlopiù nell’interno della baronia, e in parte dispersi anche nella regione fra Avoneg e Imperium, danno a questo retaggio il nome di “tradizione dei Rovi”: una cultura che mischia credenze animistiche e spiritiche legate alla superstizione che gli spiriti dei boschi e dei “rovi” proteggano l’isolamento delle comunità in cambio di sacrifici, più o meno simbolici. Alcuni membri di queste famiglie presentano, prevalentemente per via matrilineare, tracce di rudimentali forme di magia innata.

Per altri versi questo folclore si coniuga a uno stile di vita antico, fatto di comunità molto coese e spesso legate da parentele incrociate, superstizione, radicata diffidenza verso gli estranei.

A ben guardare, però, questa separazione è solo superficiale, perché la tradizione antica sopravvive anche sulla costa, per quanto in forme meno evidenti e forse più inconsapevoli: anche in città le credenze religiose si intrecciano spesso a forme di superstizione e rimembranze animistiche, tollerate dai sacerdoti locali ma strane e quasi eretiche per coloro che giungono da altre terre; al non certo negletto culto di Namaris nella sua veste di patrona dei commercianti, si affiancano ancora prepotentemente i culti di Ideran e Eladiel: per entrambi, in una sorta di sincretismo con la tradizione, vengono spesso celebrati piccoli sacrifici e offerte votive.

Governatore None