Geografia | "Una volta diradatesi le nebbie, potemmo finalmente sbarcare di nuovo a Porto Candore. Nulla era cambiato. La feccia del mare continuava a svernare nelle città grattate via dalla salsedine, mentre le laboriose popolazioni dell’interno continuavano senza sosta la fruttificazione dei vasti pianori centrali. Immense distese di grano e girasoli erano violentate dalla presenza dei centri portuali, col loro rumore, col loro fetore. Lasciammo quei luoghi di perdizione per tornare a Palaun, dimora dello Spirito di Treon, dove spicca in volo il cigno bianco." Queste le parole di un esule di Palaun, a cui la discesa delle mistiche nebbie che avvolgevano l’isola di Treon impedì per anni di tornare presso la città natale. Palaun è la più ricca baronia dell’isola di Treon. Complici la posizione favorevole, il territorio fertile e ricco, una storia commerciale prospera e varia, nel corso dei secoli la popolazione ha potuto godere di una crescita e di un benessere sconosciuti in molte altre zone d’Elavia. Il territorio è diviso in due zone distinte. L’ovest è dominato dalla capitale, Palaun, e dalla signoria che le funge da cornice. La città, estremamente popolosa ed estesa, è cresciuta intorno al nucleo portuale che ne compone il centro storico. L’architettura articolata ma non sfarzosa ricorda fortemente le radici atlassiane di Palaun. Ad est si trova la signoria di Porto Candore, che accoglie l’omonima città sul mare, secondo centro abitato della baronia per estensione e densità demografica. La città portuale fu sede della prima apparizione mai registrata dello Spirito di Treon. Non è riportato nelle cronache l’aspetto dell’entità, per quanto la sua figura a detta dei cronisti risultasse inequivocabilmente legata alla terra che stavano calcando. La leggenda vuole che lo Spirito sia apparso in cima ad un’alta scogliera (lontana dal porto attuale), preceduto dal volo di uno stormo di cigni bianchissimi. Da allora il cigno è considerato di buon auspicio, ed è entrano nella cultura popolare al punto da diventare simbolo della baronia. Nella zona erbosa che costella la scogliera ove apparve lo Spirito, i primi abitanti di Porto Candore fecero erigere una scultura (simboleggiante una porta aperta) costituita esclusivamente di madreperla lavorata, sperando con essa di accogliere nuovamente l’entità nel caso fosse mai riapparsa in quel punto, invitandola ad entrare fisicamente in quei luoghi per camminare con loro. Nessuno osò mai tentare il furto della Porta Perlacea, neanche in tempi più recenti, quando la città è divenuta il ricettacolo di ogni sorta di farabutto.
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Araldica | campo di cielo, allo scoglio al naturale uscente dal mare d´azzurro, sormontato da tre cigni d´argento imbeccati e membrati d´oro, volanti in banda e posti in scaglione. |
Storia | L’attuale città di Palaun fu fondata da coloni lhyriensi intorno al 160 d.B. I primi tre secoli di storia sono dominati dall’accesissima virtù colonizzatrice degli atlassiani, in espansione proselitica dei dettami della Sapienza e della Conoscenza. Le sterminate e verdeggianti pianure del primo entroterra, sede di villaggi di autoctoni, fattori dalle tecniche agricole antiquate ed una innumerevole quantità di insediamenti di pescatori, sono teatro di un profondissimo rinnovamento culturale sotto la spinta dei Teocrati di Palaun. Questi, attenti ai bisogni della popolazione e al progresso tecnico-culturale della baronia, riuscirono ad apportare una spinta decisiva per l’innalzamento del benessere di tutti. Guidati da profondi conoscitori della scienza della navigazione, i Palaunensi raggiunsero presto la vetta in ogni arte riguardante il mare, la pesca ed il commercio. Lo zelo dei lhyriti favorì inoltre il connubio di queste arti con la ricerca sempre attiva di testi, scritti e reperti di ogni dove, raccolti in quella che passò alla storia come la Grande Biblioteca di Palaun (fondata nel 380). Come spesso capita in luoghi pii che vengono a contatto con le più disparate esperienze esterne, spesso aliene alla cultura autoctona, favorito dall’immissione di beni sempre più rari e costosi nell’ambiente dell’alta aristocrazia palauniense, un generale attaccamento al lusso da parte della popolazione più benestante sfociò presto in sistemi clientelari, corruzione e atti di forza. In poco più di un cinquantennio lo zenith culturale della capitale della Baronia era offuscato da un sistema teocratico basato più sul denaro e sul potere che sul vero fervore religioso. Solo i sacerdoti della Grande Biblioteca adottavano ancora un culto rigoroso e morigerato, a cui andava però affiancandosi un rifiuto feroce della corruzione dei costumi che opprimeva gli alti ambienti ecclesiastici e politici. Nel 445 p.B, approfittando di un’iniziativa congiunta e pianificata con le Grandi Biblioteche di Imperium ed Ilopan, ossia la redazione del Canone Sapienziale e la conseguente fondazione di un’unica Chiesa di Lhyra, i sacerdoti della Biblioteca di Palaun diedero vita, di fatto, ad un colpo di stato: facendo appello alle loro nuove prerogative di sacerdoti ordinati da una Chiesa ufficiale, dichiararono di fatto decaduta la vecchia casta teocratica, sostituendosi ad essa. La repressione tanto auspicata avvenne, generando però mesi di terrore e reazione. Alla fine, comunque, la presa della nuova Teocrazia risultò la più forte. Per altri tre secoli, sotto la guida degli inflessibili sacerdoti, la colonizzazione riprese, giungendo all’apice con la fondazione di Porto Candore. Nel settimo secolo la Teocrazia incrocerà le armi contro il flagello più grave della storia di Palaun: Qaraza, uno dei principati della Fenice. Per definire il predominio commerciale sull’immenso tratto marittimo treoniano, le flotte della baronia si scontrarono più volte con il principato, riportando clamorose vittorie in un primo momento. La politica dei Principati Mercantili della Fenice si fece più subdola e fine, e fu volutamente incentivata la pirateria qaraziana in acque treoniane. Incapace di far fronte ad ogni possibile contatto con gli avversari, per lo più saccheggiatori violenti e privi di ogni etica, Palaun subì uno dei più gravi collassi economici della sua storia, seppur di brevissima durata. Al 740 viene fatto risalire il primo grande saccheggio di Porto Candore, proprio ad opera di pirati della Fenice. Progressivamente, quasi la metà delle città portuali delle due signorie cadde in mano ai gruppi mercenari al soldo del Principato; fu allora che intervenne nella contesa un elemento che i Principati non avevano potuto considerare: era nata nel 700 d.B, presso Imperium ma con il sostegno di tutte le principali sedi del culto, la Somma Inquisizione sapienziale di Lhyra. In breve tempo l’Inquisizione aveva raggiunto un notevole grado di preparazione militare e una vasta disponibilità di mezzi, ed una volta consolidata la sua posizione non esitò a schierarsi in aiuto di uno dei suoi principali sostenitori, ossia la Teocrazia di Palaun: ci volle quasi un trentennio di lotte per terra e per mare, ma col sostegno della Somma Inquisizione, nel 786 Palaun aveva riportato tutti i centri occupati sotto la propria autorità. Quei decenni di libertinismo avevano de facto modificato radicalmente il costume delle popolazioni costiere, come anche l’economia, ora totalmente basata sull’interscambio commerciale con i principati ed i regni ad essi alleati. I borghi navali della signoria di Porto Candore non tornarono mai realmente sotto l’ala protettrice della capitale, se non nominalmente. Col passare degli anni, molte di quelle cittadine, Porto Candore in primis, subirono una picchiata morale di inaudite proporzioni, trasformandosi progressivamente quasi in porti franchi, dall’amministrazione corrotta incapace di gestire un flusso costante di accattoni, pirati, fuorilegge di ogni tipo. Lo stato delle cose rimane dunque immutato fino ai giorni nostri. Come reazione al caos che dilagava nei territori della signoria contigua, Palaun si costrinse ad una politica di forte chiusura etica. La collaborazione con l’Inquisizione si trasformò in ingerenza aperta, fino a quando, nell’851, venne emanata la Lex Lhyriensis: una raccolta di dettami allineati ad un sistema giuridico repressivo che andava a sostituire il Codice di Leggi atlassiane che avevano funto da pietra angolare nella costruzione giuridica della società palaunense. Da quel momento, fino ai giorni nostri, tutta la popolazione è stata tenuta alla segnalazione di ogni singolo atto, perfino il più innocuo, che potesse essere ricondotto ad un’interpretazione non ortodossa del culto dei Dodici, oltre che ad ogni atto contrario alla dottrina di Lhyra. Durante gli offici delle funzioni religiose, i fedeli dovevano confessare alla comunità riunita i propri peccati ed i peccati altrui. Ovviamente, col passare del tempo, questa repressiva condotta delle alte sfere ha promosso la creazione di un sistema di omertà e reciproca protezione da parte della cittadinanza nei confronti del potere centrale. Durante la calata delle Schlagen, nell’888, Palaun visse gli eventi bellici come se si stessero svolgendo in una terra distante e di cui non curarsi. D’altronde, erano stati ben pochi i contatti di reale rilevanza che la baronia aveva avuto con il continente, ed il sensibile calo di influenza che l’Inquisizione Sapienziale subiva proprio in quegli anni concentrò la sua attenzione su ben altri problemi che non le questioni palaunensi. La politica isolazionista dell’intera isola provocò il mancato assembramento delle realtà corporative dell’isola con le Gilde elaviane. Durante l’assalto di Vulcania, quasi due secoli dopo, nel 1097, le cose cambiarono radicalmente. Le città portuali in mano ai plutocrati collusi con i pirati della Fenice divennero in breve tempo degli assembramenti di marinai nervosi, le navi costantemente al molo nel timore dell’arrivo del nemico. Le città governate dalla Teocrazia si trasformarono ben presto in vere e proprie fortezze, alimentate dall’abbondante raccolto che sempre si produce nell’entroterra circostante. L’avanzata teutone fu tuttavia rapida e non risparmiò la baronia; in compenso, non riuscì ad essere capillare: molte città resistettero con tenacia, e non furono rari i casi in cui nel contado si organizzarono gruppi di agguerriti ribelli. Tuttavia, almeno formalmente, all’inizio del 1098 Palaun era sottoposta all’autorità teutone nella persona del Vicegovernatore Sha-ten-ark. Fu allora che la nebbia mistica calò su tutta Treon. Solo alla fine dell’anno 1109, dopo lunghi studi, un rituale di grande potenza condotto dal Granduca delle Nebbie consentì il sollevamento delle nebbie mistiche. Palaun fu riconsegnata spontaneamente dall’Impero Teutone ad Elavia, in particolare al Granducato del Mare, in seguito ad un accordo tra i Granducati di Mare e Nebbie e l’Impero stesso che prevedeva che la Teutonia rinunciasse a considerare Treon una sua provincia. Le truppe teutoni presenti sull’isola e fedeli al Vicegovernatore non riconobbero questo accordo e rappresentano tuttora un fronte di resistenza alla riconquista da parte delle truppe elaviane, mentre i soldati leali all’Imperatore rientrarono in Teutonia, salpando proprio da Porto Candore. Poco dopo, in base ad un altro accordo, il Mare cedette temporaneamente Palaun alle Nebbie, sotto la cui autorità la baronia rimase fino alla caduta del Regno Elaviano; la signoria di Porto Cantore era invece sede dello Snodo Mercantile che appartieneva ai Liberi Naviganti dell’Ovest, i quali, in base alla riforma dell’inizio del 1111 sulla gestione dei territori, ebbero su di esso piena potestà. |
Altre informazioni | Popolazione: 124.900 abitanti (70% umani, 10% amegrin, 10% orchi, 10% altro) |
Governatore | None |