Geografia | La baronia di Tergetz è di fatto una stretta striscia di terra tra il Mare Interno e la catena dei Monti Nevosi, sul confine con Gravia: un territorio aspro, poco irrorato da corsi d’acqua e apparentemente inospitale, ma la sua grandezza non è mai stata nei campi e nell’agricoltura: il cuore di Tergetz è la sua capitale, una città fortificata, tuttora mai espugnata, che si apre sul porto militare, patria di quelli che passano per i più addestrati e temibili tra i soldati dell’intera Elavia e attualmente soggetta all’autorità della Chiesa elaviana di Vornat in qualità di cattedrale. |
Araldica | Di rosso al ferro di lancia di nero |
Storia | I Tergesti fanno risalire la fondazione della loro capitale all’anno 230 prima del Brillamento, ad opera di un formidabile guerriero atlassiano di nome Tergetz, detto il Leone, che si proclamava figlio di Iaboth, e della sua compagnia di invincibili soldati. La tradizione vuole che Tergetz avesse quattro Generali ai suoi ordini, e che da questi cinque eroi discendano le cinque casate che per lunghi secoli hanno retto il governo della città; ogni casata custodisce tuttora una delle reliquie appartenute al fondatore, che si diceva avessero capacità prodigiose, quando ancora Iaboth estendeva il suo potere su Elempos: la spada, custodita dai discendenti dello stesso Tergetz, la lancia, l’elmo, l’armatura, lo scudo. Per secoli, la città è stata governata dall’Assemblea dei Guerrieri, un consesso a cui avevano accesso tutti i membri delle cinque casate che avessero compiuto il loro dovere col servizio militare; tra i membri della casata Liondari, ossia i discendenti diretti di Tergetz, veniva quindi nominato un Diarca, mentre l’altro Diarca veniva nominato tra i membri della casata Fidhi, discendenti del fratello di sangue del fondatore; tali cariche erano vitalizie e ereditarie, e a volte ci si riferiva ai Diarchi anche con l’appellativo di re. In tempo di pace, ossia raramente, i due Diarchi non avevano poteri particolari, salvo il Diarca Liondari che ricopriva anche la carica di sommo sacerdote di Iaboth; in tempo di guerra, invece, essi acquisivano pieni poteri militari: il Diarca Liondari sulle truppe di terra, il Diarca Fidhi sulla flotta. In termini religiosi, l’unico culto ammesso a Tergetz era quello del Signore della Guerra Iaboth, in una forma talmente radicale che per sacerdoti di più ampie vedute è stata in realtà spesso ai limiti dell’eresia. Per secoli, la città difese la propria indipendenza contro qualunque tentativo di ingerenza o invasione: quando, dopo la caduta dell’Impero Shuel (255 d.B.), il Regno di Iulide sorse e, a partire dalla capitale Urgatz, annesse gli odierni territori di Drenokk, Castel Bruma e la regione dell’attuale baronia di Tergetz, non riuscì però mai a insidiare la città o il porto. Quando l’Orda Urlante e il Branco Sfrenato, nell’887, al servizio dell’Impero di Teutonia, sciamarono nell’intero Regno di Iulide, si dovettero fermare sotto le mura inespugnate di Tergetz; non solo: i tergesti, furiosi e continuamente provocati, riuscirono da soli a respingere l’esercito di pelleverde oltre i confini dell’attuale baronia, e da allora per più di due secoli condussero una guerra permanente contro Goglinoiz (questo era il nome dell’antico Regno di Iulide sotto il dominio teutone), allargando però contemporaneamente il dominio della capitale sull’area rurale circostante. Questo costante stato di guerra, l’isolamento dovuto alla vicinanza dei pelleverde, la scarsa produttività della terra della baronia e la maggiore propensione dei tergesti a crearsi nemici piuttosto che alleati, li costrinsero per un lungo periodo a basare il sostentamento della città sull’assalto di navi nel Mare Interno. Sul finire del 1106, Cnaeus Iulius Dominus, discendente del re di Iulide e da poco assurto al rango di Granduca delle Nebbie, iniziò una politica volta a ricostituire l’antico dominio: egli aveva dalla sua grandi risorse mistiche e nuove forze militari e gli fu facile soggiogare i pelleverde di Urgatz, Drenokk e Castel Bruma, ma anche i suoi sforzi bellici si infransero contro le difese di Tergetz, capitanate dai Diarchi Licurgo Protokos Liondari, Campione di Iaboth, e Aristarco Dhetokos Fidhi; ebbe inizio un periodo di scontri alternati a trattative e mediazioni, che coinvolsero anche la Chiesa elaviana di Iaboth e che si risolsero finalmente nel mese del Drago dell’anno 1110, quando la baronia di Tergetz entrò ufficialmente a far parte del nuovo Ducato di Iulide, ma a condizioni molto particolari, che vedevano una netta preminenza dell’influenza ecclesiastica su quella granducale e un deciso controllo della tradizionale autorità dei Diarchi e dell’Assemblea dei Guerrieri sia sulle scelte politiche della baronia, sia sull’uso del Circolo Rituale. Il Giudizio dei Troni (mese dell’Ariete 1112) e la conseguente scomparsa di Iaboth in favore del dio Vornat non indebolirono il fervore religioso dei tergesti, ma ne mitigarono le istanze indipendentiste: l’area di maggiore rilievo della baronia, compresa la capitale, passò dall’autorità formale della Chiesa di Iaboth a quella della Chiesa di Vornat, con la precisa specifica che non potesse essere ceduta ad alcuna altra Chiesa del Conclave; il resto della zona rurale, che va sotto il nome di signoria di Daga Affilata, iniziò ad essere effettivamente governata dai senatori delle Nebbie e soggetta alle leggi del Granducato, anche se i baroni dovettero pur sempre fare i conti con una popolazione che aveva ormai assimilato le usanze della capitale ed era restia ad abbandonarle. Le famose legioni tergesti andarono a stanziarsi presso le varie cattedrali di Vornat del Regno, accettando di diventare di fatto un corpo speciale degli eserciti di Elavia sotto l’egida della Chiesa, ma mantennero come capo indiscusso il Diarca Liondari. Nel mese dell’Albero 1113, però, Licurgo morì senza eredi. |
Altre informazioni | Signorie: Tergetz, Daga Affilata I Tergesti sono eredi di una tradizione di completa devozione al culto dell’antico dio della guerra, Iaboth, che secondo il loro mito è il padre del fondatore della loro città e suo primo re: per questo motivo i Tergesti, unici nel panorama elaviano, erano soliti rivolgersi a Iaboth con l’insolito appellativo di “Padre”, e praticavano una forma del culto estremamente ortodossa e rigorosa, al punto da entrare spesso in conflitto con le gerarchie ecclesiastiche non autoctone; anche adesso, dopo aver preso atto della nascita del dio Vornat ed aver votato ad esso la devozione che prima tributavano all’antico dio, i Tergesti definiscono se stessi “Figli di Iaboth”. Gli abitanti della baronia riconoscono l’esistenza di tutti e nove gli dèi di Elempos, ma praticano esclusivamente il culto del Leone della Guerra: alcuni sparuti innovatori, dopo il Giudizio dei Troni, hanno iniziato ad inserire in particolari riti, quali ad esempio quelli funebri o matrimoniali, frettolose invocazioni anche ad altri dèi, ma sono additati con sospetto dalla maggior parte della popolazione e soprattutto dalle gerarchie ecclesiastiche locali. Tutta la società e la vita di Tergetz sono influenzate da secoli da questa inveterata devozione al dio della guerra: fino a pochi anni fa non esisteva sostanziale distinzione tra le cariche politiche, militari e sacerdotali; i figli e le figlie delle famiglie di maggior rilievo, ossia quelle che, sole, avevano accesso alle suddette cariche, vengono tuttora addestrati dalla più tenera età all’arte della battaglia e ottengono il permesso di sposarsi solo dopo aver prestato un lungo e, possibilmente, glorioso servizio militare nelle famose legioni tergesti; le fasce più basse della popolazione, ossia gli artigiani, gli agricoltori, i commercianti e gli studiosi, che tuttora hanno pochissimo spazio nel governo cittadino, ricevono comunque un addestramento rigoroso, per essere pronti, all’occorrenza, a prestare servizio nelle legioni come soldati semplici. All’attenzione per l’arte della guerra si uniscono forti pregiudizi nei confronti delle arti di potere diverse dalla Preghiera, dal Ritualismo e, in una certa misura, dalla Guarigione; in generale, i Tergesti guardano con disprezzo a tutti quelli che percepiscono come mezzucci per alterare il mero valore bellico, e solo le benedizioni concesse da Vornat sono considerate con favore in questo senso. Inoltre, considerandosi eletto da Iaboth, e in alcuni casi perfino da lui discendente, quello tergeste può essere un popolo molto orgoglioso e sprezzante nei confronti di altre popolazioni, e tendente a tributare un’attenzione ossessiva alla perfezione della forma fisica: per quanto oggi vada perdendosi, è nota l’antica usanza delle madri tergesti di famiglia guerriera, qualora un infante mostri malformazioni che gli precluderebbero un adeguato addestramento militare, di ripudiarlo; questi bambini vengono tradizionalmente affidati, spesso insieme ad una congrua somma per il loro mantenimento, a famiglie di minore rilievo, dai cui figli non ci si aspetta che ricoprano cariche nell’esercito. Dal punto di vista architettonico, linguistico e culturale, la città e l’intero territorio mostrano con evidenza le loro origini atlassiane, anche grazie ad un lungo isolamento che ne ha modificato in modo irrilevante le tradizioni. Nella capitale, l’edificio di spicco, sede per secoli anche del potere politico, è ovviamente il tempio di Vornat, detto il Tempio Rosso, che fino a pochi anni orsono era dedicato a Iaboth, raffigurato in una famosa statua con l’aspetto di un guerriero atlassiano, affiancato da un leone ruggente. Le valorose legioni che per secoli hanno servito la sola Tergetz, adesso costituiscono un’élite degli eserciti che fanno capo alla Chiesa elaviana del Forgiatore di Guerrieri e sono quindi stanziate tra le varie cattedrali di sua pertinenza; tuttavia, di fatto rispondono ancora soltanto al tradizionale capo dell’esercito tergeste e sua suprema figura religiosa: uno dei due antichi Diarchi della città. |
Governatore | Eleuterio Fidhi | PNG |